L’Autorità garante della concorrenza e del mercato raggiunge il suo obiettivo in tema di autonomia auto elettriche, grazie a quattro procedimenti avviati nei confronti di BYD, Stellantis, Tesla e VW. I costruttori si impegnano a essere più trasparenti quando parlano di percorrenza massima. È un tema bollente perché c’è tanta confusione: per esempio, una durata della batteria di 500 km teorica e certificata perde una percentuale enorme in autostrada. Quel numero reale dipende da mille fattori fra cui il tipo di strada, lo stile di guida, le condizioni meteo, l’accensione di dispositivi interni.
Auto elettrica: che caos sulle batterie
Discorso identico sulla perdita di capacità delle batterie e sulle limitazioni della garanzia convenzionale degli accumulatori. In particolare, grazie agli impegni resi vincolanti dall’Autorità, i siti web delle società saranno rivisti e rinnovati nella loro struttura in modo che le informazioni su autonomia chilometrica dei veicoli elettrici (non limitate alla mera indicazione di un valore teorico), sui fattori che la influenzano, sulla perdita della capacità di carica della batteria e sulle condizioni e limitazioni di operabilità della relativa garanzia convenzionale siano presentati in maniera completa. Il consumatore avrà, quindi, la possibilità di disporre subito di informazioni relative alle caratteristiche principali dei veicoli elettrici.
Uno strumento di simulazione
Nei siti di BYD, Stellantis, Tesla e VW, verrà inserito uno strumento di simulazione dell’autonomia dei veicoli: terrà conto dei principali fattori – tra cui le diverse modalità di utilizzo – che incidono sull’autonomia. Così il consumatore confronta le vetture della stessa fascia presenti sul mercato e si orienta meglio. Sarà anche possibile ottenere una quantificazione, seppur indicativa, dei principali fattori che influenzano l’autonomia effettiva di un veicolo elettrico e il degrado della batteria nel tempo. Infine, verranno inserite informazioni sul mantenimento della capacità di carica della batteria (State of Health) ai fini della garanzia convenzionale e sulle condizioni e limitazioni di operatività della stessa. Tutti gli impegni dovranno essere attuati entro 120 giorni.
Attenti all’effetto memoria
Ci sarà una spiegazione circa il cosiddetto “effetto memoria” della batteria, dice l’Antitrust: ossia il fatto che l’autonomia elettrica stimata, indicata dal display della vettura, non sarà automaticamente quella calcolata secondo il ciclo WLTP, anche laddove la vettura abbia ricarica al 100%. L’autonomia viene, infatti, calcolata secondo un algoritmo che tiene conto dei dati relativi al viaggio precedente, del confort dell’abitacolo e della temperatura esterna. Pertanto, per ogni proprietario, l’intervallo visualizzato al 100% di carica potrà essere diverso in quanto correlato alle abitudini di viaggio e percorrenza di ciascun proprietario.
BYD, Stellantis, Tesla: un impegno in più
Inoltre, Stellantis, BYD e Volkswagen assicureranno un miglioramento nel livello di efficienza della batteria dei veicoli elettrici commercializzati: nella garanzia convenzionale, ci sarà un aumento della soglia dello State of Health della batteria a beneficio dei consumatori.

Il problema delle colonnine
Altro che consumi ed emissioni delle macchine a benzina e diesel: se ci sono poche colonnine, l’autonomia delle elettriche è un guaio. Purtroppo in Italia le stazioni scarseggiano, sono lente, spesso non collegate e sempre più vandalizzate. È l’ecosistema il problema, non il mezzo in sé. Per questo gli italiani e gli europei si rifugiano nelle ibride plug-in. Unica soluzione: le Case devono scavalcare la burocrazia UE e creare le proprie stazioni, in stile Tesla.
