Il settore auto sta vivendo letteralmente un déjà vu traumatico (dopo quanto accaduto durante la pandemia del 2020), preparandosi nuovamente a interruzioni della produzione. Siamo davanti a un’escalation geopolitica che vede protagonisti il governo olandese, gli Stati Uniti e la Cina. Un trio piuttosto inedito, per la verità, ma per questo non meno spaventoso per le aziende di mezzo mondo. La crisi è partita con il controllo assunto dal governo olandese sul fornitore di chip Nexperia, di proprietà della cinese Wingtech, una mossa scaturita dalle preoccupazioni sollevate dagli States.
Il primo ad alzare bandiera bianca è stata Honda, che ha ridotto la produzione nei suoi principali stabilimenti americani, dal Canada al Messico. La speranza del settore che un incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping a Busan potesse risolvere la questione in modo diplomatico è andata incontro a una delusione.

La crisi in atto dimostra la fragilità strutturale dell’industria, con semiconduttori interessati tra i chip “obsoleti”, utilizzati nelle funzioni più basilari dei veicoli. Così, l’industria si ritrova sull’orlo del baratro non per un microprocessore futuristico, ma per un componente che varrebbe (di per sè) anche poco.
Di fronte a questo scenario apocalittico, il settore è ricorso a soluzioni dalle definizioni cinematografiche (e neanche tanto), con le cosiddette war room. Questi vertici di crisi sono diventati, come ha confermato anche l’ACEA, una prassi consolidata, istituite con l’unico scopo di prevenire e gestire momenti emergenziali con risvolti sistemici e, nello specifico dei chip, per “valutare metodi di acquisto alternativi”.
Il CEO di Stellantis, Antonio Filosa, ha rivelato agli investitori la natura quasi militare di questa risposta: “Abbiamo una ‘war room’ multifunzionale nell’edificio in cui mi trovo che ha questo come compito principale. Ogni giorno stiamo promuovendo azioni e progetti per estendere il nostro periodo di autonomia”.

Al momento, importanti gruppi dirigenziali mondiali sono idealmente riuniti 24 ore su 24 per trovare stratagemmi che garantiscono il rifornimento di chip e scongiurare conseguenze catastrofiche a catena.
Anche General Motors ha confermato di avere un team che lavora 24 ore su 24 per minimizzare le interruzioni, definendo la situazione “molto instabile”. La situazione, come ha sintetizzato il CEO di Mercedes, Ola Källenius, è “indotta politicamente”. Il che significa che, nonostante l’urgenza delle war room e gli sforzi non-stop, la soluzione finale non si trova nelle fabbriche o nei magazzini, ma nella negoziazione tra le amministrazioni statunitense e cinese. L’Europa, in questa crisi del chip Nexperia, si ritrova quindi in uno stallo, con le case automobilistiche tedesche particolarmente vulnerabili.
 
			 
				 
				
 
						 
					 
										 
										 
										 
										 
										