Nel mercato dei semiconduttori, dove la geopolitica detta legge e ogni chip ha un peso strategico, il caso Nexperia è diventato un focolaio di tensione internazionale, portando l’Europa e la Cina sull’orlo di una crisi diplomatica nel settore automotive e tecnologico.
Nexperia, azienda originariamente cinese con radici in Olanda, è finita sotto il controllo olandese, una mossa che Pechino non ha affatto digerito. La situazione è degenerata in una vera e propria “crisi di potere”. Le accuse ai cinesi sono pesanti: diverse dichiarazioni, ovviamente contestate, bollate come false, sarebbero relative all’indipendenza dell’azienda dopo l’acquisizione di controllo da parte di Pechino nel 2019 e, ancora più grave, a problemi legati agli stipendi non pagati.

L’instabilità interna a Nexperia ha fornito benzina al fuoco del conflitto internazionale. La casa madre cinese, nel tentativo di riaffermare la propria influenza o di creare il caos, ha lanciato addirittura inviti alla ribellione rivolti ai dipendenti, trasformando una disputa aziendale in una vera e propria guerra di nervi sul campo del lavoro.
Il contesto è quello più caldo della competizione tecnologica globale: l’Europa cerca di proteggere le sue industrie critiche dal controllo straniero, specialmente nel settore dei microchip, fondamentale per l’industria automobilistica e per l’intera economia digitale. La Cina, dal canto suo, vede nel sequestro di Nexperia un’aggressione ai suoi investimenti esteri. E, come in ogni conflitto che si rispetti, gli States fanno capolino sullo sfondo, con la loro politica di contenimento tecnologico contro Pechino che amplifica la posta in gioco per tutti gli attori coinvolti.

Com’è iniziato tutto? Un po’ di chiarezza. Nexperia, che ricordiamo avere sede a Nijmegen, produce componenti considerati decisivi per l’industria automobilistica ed elettronica europea. Ex divisione di Philips, nel 2017 è stata acquisita per 2,75 miliardi di dollari da un consorzio sostenuto da Pechino, e dal 2019 controllata dal gruppo cinese Wingtech. Recentemente fa, con una mossa in pieno stile “Guerra Fredda”, il governo olandese ha sequestrato le azioni della società, invocando violazioni di governance e applicando una legge degli anni Cinquanta.
Si spiegano rapidamente le pressioni statunitensi: Washington avrebbe bloccato l’accesso di Nexperia alle tecnologie americane finché restasse sotto guida cinese, spingendo quindi l’Aja a intervenire per tutelare la filiera europea dei semiconduttori. Il caso, però, intanto, è destinato a evolversi ancora, forse anche in maniera inaspettata.