Crollo azionario Renault da profit warning: si scherza col fuoco nell’Unione Europea

Le azioni Renault sono crollate fino al 18% dopo che il Gruppo francese ha sorpreso gli investitori con un profit warning.
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Appena un mese dopo le improvvise dimissioni da amministratore delegato di Luca de Meo (foto giù), crollo azionario Renault da profit warning: la società ha dichiarato che i volumi di vendita di giugno sono stati più deboli del previsto e che ora punta a un margine di profitto operativo per l’intero anno del 6,5%, al di sotto di un precedente obiettivo di almeno il 7%. Se gli utili scendono, azionisti, investitori e Borse vanno in fibrillazione. La peggiore giornata dal marzo 2020: scese fino al 18% a un minimo di 18 mesi di 33,83 euro. Ripiombiamo in piena pandemia.

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Luca de Meo

Brutta situazione per tutti in UE: chi l’avrebbe mai detto?

D’altra parte, il Green Deal UE auto elettrica – al di là dei sogni verdi degli influencer dei social – è questo: la Cina che fa auto elettriche irresistibili sotto il profilo tecnologico e a livello di listini, controllando come un sovrano assoluto il regno delle batterie, le miniere di litio e la filiera. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe andata a finire così, col ban termico UE 2035 e le multe di 16 miliardi di euro alle Case troppo inquinanti?

La favoletta dell’esposizione limitata

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Gli stessi osservatori ultra green sostenevano che Renault fosse al riparo da molte delle sfide affrontate dalle rivali, inclusi i dazi statunitensi e la debolezza in Cina, a causa della sua esposizione limitata a questi mercati. Nel 2024, zero profit warning. Ma siccome il Celeste Impero preme per sfondare qui da noi, chiaro che l’onda lunga sarebbe arrivata per tutti, con Pechino che ride delle debolezze UE. Passa all’incasso senza colpo ferire. Ogni tanto qualche ecoinvasato sostiene che il Dragone dell’auto stia male perché produce troppo: in realtà, è un’intelligente strategia di selezione interna e d’invasione mondiale

Le azioni Renault avevano sovraperformato le rivali quest’anno, con una serie di nuovi lanci che hanno aumentato vendite e profitti, e un focus sull’Europa che l’ha isolata dalla turbolenza commerciale causata dai dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, spiega la Reuters.

Consumatori squattrinati

La società, che ha anche nominato il direttore finanziario Duncan Minto come CEO ad interim, ha aggiunto che il suo flusso di cassa libero è ammontato a soli 47 milioni di euro (54 milioni di dollari) nella prima metà dell’anno a causa di un impatto di 900 milioni di euro sul capitale circolante derivante da fatturazioni ritardate e un calo del mercato europeo delle autovetture e dei furgoni. Qui, nel Vecchio Continente, alle crisi con le bollette astronomiche post stop al gas russo, i quattrini per comprare macchine elettriche care come il demonio non ci sono. Per giunta, ci si porta a casa un mezzo scomodo, per via delle poche colonnine e dei prezzi astronomici dell’elettricità alla ricarica. 

Tempistica sfortunata 

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Oddo BHF, Michael Foundoukidis, ha dichiarato che la tempistica del profit warning è stata sfortunata, appena un mese dopo la notizia della partenza di de Meo e solo due settimane dopo che la società aveva presentato una prospettiva più positiva nelle discussioni con gli analisti (fonte Reuters).

Come in un sistema di vasi comunicanti, le azioni delle rivali Stellantis e Volkswagen erano in calo rispettivamente del 3% e dell’1,6%, sottolineando quanto gli investitori siano nervosi per un’ulteriore debolezza in un mercato già sotto pressione a causa di una guerra commerciale globale.

Giù i prezzi, giù i profitti

“Prevediamo che la pressione del mercato a lungo termine si protrarrà oltre giugno. La maggior parte delle case automobilistiche europee ha lanciato una nuova gamma di veicoli elettrici a prezzi accessibili, aumentando la concorrenza”, hanno affermato gli analisti di Morningstar. Insomma, costi elevatissimi, prezzi da abbassare, uguale profitti inferiori. Ma se qualcuno piange, altri non ridono. Di questo passo il peggio deve arrivare, coi big in una fase d’incertezza epocale per il ban termico. Cautela, perché nella spietata catena alimentare automotive, in tutti i Gruppi, a pagare sono gli ultimi della fila: dipendenti di più basso livello, collaboratori, fornitori. Con problemi di instabilità sociale conseguenti.

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