Ieri l’UE annunciava l’accordo con gli USA sui dazi auto al 15% e sul resto: lo abbiamo giudicato una sconfitta per l’Europa, e oggi Bruxelles dice che il patto non è vincolante. Attenzione perché si scherza col fuoco. La retromarcia improvvisa del Vecchio Continente potrebbe suscitare la reazione del grande vincitore a livello economico, politico, d’immagine e automotive, ossia The Donald. Chissà che nelle prossime ore il tycoon dica: “Vero, non è vincolante. Allora dazi USA al 30%”. Il rischio è che la sciagura si trasformi in catastrofe colossale per l’auto europea, alle prese col flop del Green Deal, con le tensioni contro Russia e Cina, col prezzo dell’energia stellare perché si rinuncia al gas di Mosca, e con le spese militari pro Ucraina, più le tensioni sociali che esploderanno in autunno 2025 con le chiusure di altre fabbriche.
La toppa peggio del buco
Gli scambi di beni e servizi tra UE e Stati Uniti sono raddoppiati nell’ultimo decennio, superando i 1.600 miliardi di euro nel 2024. In questo partenariato, l’auto gioca un ruolo chiave sotto il profilo degli investimenti, della ricerca, dell’occupazione e quindi della stabilità sociale. Gli impegni principali di entrambe le parti comprendono un massimale tariffario statunitense unico e onnicomprensivo del 15% per le merci dell’UE. Il massimale del 15% si applica anche alle vetture e alle parti di automobili, attualmente soggette a un’aliquota tariffaria del 25% con un’ulteriore tariffa del 2,5%. Il massimale del 15% si applicherà anche a eventuali future tariffe sui semiconduttori.
Un’eventuale reazione di Trump sarebbe una batosta: 30% di dazi. Anche per le auto che sono al 27,5% tutto incluso. Il 15% degli accordi è una sconfitta, ma adesso la toppa non dev’essere peggio del buco.

Energia, massima cautela
L’UE non compra più il gas a basso prezzo e con qualità alta della Russia, per punirla in seguito alla guerra contro l’Ucraina: il costo dell’energia che decolla è un disastro per l’industria auto, iper energivora. Allora, si compra dagli USA: l’UE intende acquistare prodotti statunitensi di gas naturale liquefatto, petrolio e energia nucleare per un valore atteso di 750 miliardi di dollari (circa 700 miliardi di euro) nei prossimi tre anni. Ciò contribuirà a sostituire il gas e il petrolio russi sul mercato dell’UE. L’UE intende inoltre procurarsi tramite gli States chip di IA per un valore di 40 miliardi di euro, essenziali per mantenere il vantaggio tecnologico.
Se non acquistiamo dalla Russia, se gli accordi (pessimi) con gli USA saltano, l’energia da chi la prendiamo? Tornare a chiederlo a Mosca è da escludere, perché Putin potrebbe d’improvviso venderci l’oro blu a un prezzo 10 volte superiore, grosso modo quello di mercato quando l’UE si rivolge ad altre nazioni. Senza contare che quello dall’Est ci arrivava via tubo, e non liquido da rigassificare con altre spese e con conseguenze per l’ambiente.
In burocratese
L’UE dice che, “oltre a intraprendere le azioni immediate, UE e Stati Uniti negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne pertinenti, per attuare pienamente l’accordo politico”. Cosa vuol dire, fuori dal burocratese? Misteri di Bruxelles. L’auspicio, per il bene dell’automotive e della nostra economia, è che Trump in queste ore sia distratto.