Giorgia Meloni ora si scaglia contro Green Deal e stop ai motori termici

Dario Marchetti Autore
L’attacco all’UE è arrivato nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Europeo
Giorgia Meloni

Il governo torna a tuonare contro la transizione alle auto elettriche. Se nelle settimane passate erano stati Matteo Salvini, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin a farlo, stavolta la palla è passata a Giorgia Meloni, che non si è fatta pregare per assumere toni da crociata nel corso delle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Europeo. Il sospetto di molti, però, è che al governo italiano non importi tanto del Green Deal, considerato come si tratti in fondo di un obiettivo futuribile al quale si dovrà comunque arrivare, in un modo o nell’altro, quanto di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica da una Legge di Bilancio che si prospetta molto complicata per l’esecutivo.

Le parole di Giorgia Meloni contro il Green Deal

Anche in Italia il Green Deal sta suscitando forti dubbi, per il modo in cui è stato impostato. Se la transizione alle auto elettriche entro il 2035 dovrebbe essere un patrimonio comune, il programma messo in campo dall’Unione Europea per arrivarci si sta rivelando un mezzo disastro. Tale da generare forti preoccupazioni tra case automobilistiche e sindacati, accomunando manager e lavoratori da un lato, ma dividendoli dall’altro.

Giorgia Meloni

La Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen, infatti, ha fatto prevalere un’impostazione ideologica, come del resto su molte altre questioni. E nel farlo ha disseminato il terreno di un gran numero di trappole, che ora devono essere disinnescate, per evitare danni a non finire da qui al 2035.

Per la Meloni è stato quindi facile passare all’incasso di una partita iniziata da tempo, quella contro l’approccio ideologico all’ambiente. Una partita che il centrodestra ha del resto condotto in Italia nel corso degli ultimi anni, in evidente polemica con le associazioni ambientaliste, a loro volta chiuse in un approccio il quale non tiene conto delle possibili conseguenze di provvedimenti destinati a incidere sulla vita di milioni di persone.

Il Green Deal è una follia, secondo il governo italiano

Se è vero che l’UE ha assunto un approccio ideologico nei confronti della transizione energetica, Giorgia Meloni è però andata molto oltre, con le sue parole al Senato. In effetti, il Presidente del Consiglio è partita ricordando una cosa che è senz’altro corretta. Lo ha fatto affermando: “Non è affatto corretto affermare che l’unica via per proteggere la natura sia quella tracciata da una ristretta minoranza con visioni ideologiche. Anche i sostenitori più estremisti di questo approccio hanno riconosciuto che non ha senso compromettere migliaia di posti di lavoro, disfare interi settori industriali e creare nuove dipendenze strategiche per perseguire obiettivi irrealizzabili.”

Ha poi proseguito nel suo attacco a tutto campo affermando: “Cercare di decarbonizzare al costo della deindustrializzazione è un atto di autolesionismo. Non c’è nulla di ecologico nel deserto. L’abbandono del motore a combustione entro il 2035 è uno degli esempi più lampanti di questa strategia errata. Si è optato per una transizione forzata verso una sola tecnologia, quella elettrica, di cui, tuttavia, non possediamo le materie prime né controlliamo le catene di approvvigionamento, e i cui costi sono inaccessibili per molti dei nostri cittadini.”

Green Deal

Il problema creato, quindi farebbe dello stesso Green Deal una follia. Una posizione che, però, non sembra tenere conto del fatto che il mutamento climatico, con le sue conseguenze disastrose, è una realtà. E che, quindi, gli obiettivi del Green Deal sono giusti, mentre sono errate le condizioni disegnate a livello politico per arrivarci. Tanto da rinchiudere anche il governo italiano in quella gabbia ideologica che denuncia come fonte di ispirazione delle decisioni prese in ambito europeo affermando che deve essere spazzato via.

Tanto che, alla fine del discorso del Presidente del Consiglio, probabilmente a qualcuno saranno tornate in mente le parole con cui Carlos Tavares ha accusato la politica nel suo complesso: avete creato il caos e pensate che tocchi a noi (ovvero ai manager dell’automotive) risolverlo.

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