Il Green Deal europeo ha abbattuto i costruttori di automobili

Ippolito Visconti Autore News Auto
In sé, la sola auto elettrica non è colpevole.
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C’è un unico colpevole se le vendite di auto in Europa crollano: si chiama Green Deal. Da sola, l’auto elettrica, comunque responsabile, non ha ucciso il settore. Ad aver dato la botta è l’imposizione di quote di CO2. Di riflesso, i ceo delle Case, anziché protestare contro il delirio ecotalebano irrazionale e dogmatico di Bruxelles, hanno investito somme astronomiche su modelli elettrici e ibride plug-in per stare nelle quote imposte. Obiettivo, non sforare in termini di emissioni e non prendere multe allucinanti dell’Ue, oggi calcolate attorno a 18 miliardi di euro, tali da ammazzare un toro. Profit warning a profusione in queste ore.

Addio auto a benzina a prezzo basso

Ecco la mossa: eliminare dai listini le auto a benzina con prezzo basso. Che tutti vogliono, che tutti comprano. Sono macchine che, per l’Ue, inquinano (le elettriche con le loro batterie inquinano come le prime, se non di più, ma questo discorso i ceo non hanno mai voluto intavolarlo con i politicanti di Bruxelles). Addio macchine belle e desiderate sotto i 15.000 euro. Oppure c’è stata la trasformazione di quelle citycar o utilitarie in vetture più grandi da oltre 25.000 euro: come eliminarle dal mercato. Target: canalizzare il consumatore verso auto elettriche care come il demonio sulla Terra, scomode con un gatto attaccato ai polpacci. Il giochino non è riuscito. Ora, abbiamo i profit warning: utili decurtati in vista, azionariato che d’improvvisa si sveglia dal torpore e si inquieta contro gli amministratori delegati.

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La fake deleteria

Gli eco-influencer e i fanboy dell’elettrico si sono tirati la zappa sui piedi con le loro fake: elettriche in aumento. Un bluff volontario, sporco e in malafede: hanno aggiunto le termiche ibride plug-in, ossia le ricaricabili non elettriche, nel calderone per apparire più belli di quanto fossero. A un certo punto, il full electric ha tolto il velo ed è emerso il volto orribile: immatricolazioni ai minimi, vetture a corrente rifiutate da tutti, valore futuro miserabile, società di leasing che le buttano via, ladri che se ne liberano qualora un soggetto gliele regali.

Di base, oggi i ceo, se solo potessero tornare indietro, si opporrebbero insieme con tutte le loro forze contro i gruppi di potere che hanno fatto un involontario regalo completo a favore della Cina e dei loro colossi delle auto elettriche. 

La sinistra ultra Green di Germania e Francia blocca tutti

Paradossale che due governi non intendano tornare indietro: Germania e Francia. I Verdi tedeschi e la sinistra transalpina, politicamente ansimanti nei loro Paesi, paralizzano tutta l’Ue insistendo col bando termico. E non volendo neppure far slittare i target sulle emissioni del 2025. Il motivo? Se fanno retromarcia, addio poltrone e potere nelle loro nazioni e a Bruxelles: la disfatta che adesso evitano arrampicandosi sugli specchi e vendendo la favoletta per cui le auto elettriche non inquinano. Ormai, l’unica cosa che riescono a vendere, visto che le full electric sono respinte da chiunque desideri una vettura pratica senza disporre di wallbox e senza contare sui Supercharger Tesla.

Adesso, vanno gestite le tensioni sociali da disoccupazione crescente, con le chiusure di fabbriche: inizia VW a metà 2025. L’onda lunga delle proteste dei lavoratori diretti e dell’indotto arriverà in ogni angolo del Vecchio Continente.

La furia iconoclasta del governo francese nel settore auto

La Francia sostiene i dazi europei sui veicoli elettrici cinesi, afferma il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot. Un secondo gravissimo errore, che comporterà la replica del Dragone: una guerra commerciale fra un mostro dalla potenza economica spaventosa quale Pechino e un Vecchio Continente stanco e malato. Un suicidio. Come sempre gustoso il giro di parole in cui l’antica politica, piena di burocrazia, si impantana: “L’intenzione dell’Ue nell’aumentare i dazi non è quella di impegnarsi in una qualche forma di politica protezionistica generale nei confronti della Cina. È fondamentalmente quella di creare condizioni di parità”. Cosa vuol dire? Nulla. Nel libero mercato, la parità eventuale la stabilisce il consumatore. Così come nel libero mercato è il cliente a determinare se sia migliore l’auto elettrica o quella termica. Il brutto vizio, molto sinistroide, di mettere il naso nella libera economica in un libero mercato è solo dannoso. Così, “l’Europa sarà più indipendente, più forte economicamente e più autonoma strategicamente”. Ma per carità, lo si è già visto con l’elettrico, che doveva portare occupazione.

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