La Francia ha recentemente rilanciato con successo il suo programma di leasing sociale per veicoli elettrici. L’obiettivo dichiarato è rendere le auto elettriche accessibili ai cittadini a basso reddito. I numeri, tuttavia, sono l’unica cosa che conta per il Ministero della Transizione Energetica di Parigi e sembrano anche piuttosto interessanti.
Da fine settembre, sono stati firmati ben 41.500 contratti, con una notevole concentrazione di 11.360 da residenti in aree ad alto tasso di inquinamento. Il programma, finanziato con circa 370 milioni di euro quest’anno, è stato così efficace da aver esaurito quasi tutti i 50.000 veicoli disponibili, generando persino una lista d’attesa.

Il meccanismo è semplice: il leasing è sponsorizzato dal governo con canoni che partono da soli 140 euro al mese e non superano i 200 euro, supportato da un generoso sussidio che arriva fino a un massimo di 7.000 euro per auto. L’accesso, però, non è universale, ma riservato a coloro che dipendono dall’auto per il lavoro e che vivono ad almeno 15 km dal proprio posto di lavoro.
Il paradosso, naturalmente, risiede nei criteri ambientali utilizzati per la selezione dei modelli. Questi criteri servono a escludere di fatto i produttori di auto elettriche non europei e, quindi, i temutissimi produttori cinesi. In sostanza, il programma è un’abile mossa di protezionismo economico mascherata da politica sociale e ambientale.

L’eterno dilemma dei sussidi all’elettrico, negli ultimi mesi, si è spostato in Germania, dove la maggioranza sta ancora pensando di sovvenzionare le auto elettriche per determinate fasce di reddito. Le proposte del gruppo parlamentare del Partito Socialdemocratico (SPD) suggeriscono un incentivo all’acquisto di almeno 3.000 euro, a cui si aggiungerebbe uno sconto di almeno 3.000 euro contribuito dalle stesse case automobilistiche, per un totale di 6.000 euro di incentivo. La SPD spinge anche per un programma di leasing con una “componente sociale” a partire dal 2027, con rate ridotte e opzione di acquisto posticipata, riservato, anche in questo caso, ai soli veicoli elettrici europei che rispettano standard ambientali specifici.
Mentre la Francia agisce rapidamente per sostenere le sue industrie e i suoi cittadini a basso reddito (purché non comprino auto cinesi), la Germania riflette ancora sulla linea da adottare. In ogni caso, lo scenario sembra chiaro, ancora una volta. L’accessibilità all’elettrico è possibile, ma non senza un’abbondante iniezione di fondi pubblici.
