Il paradosso del 2025, si vendono più auto ma i profitti sono in caduta libera

Nonostante l’aumento delle vendite di auto, il fatturato del settore è sceso a 1,14 miliardi di dollari, segnando un calo allarmante.
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Nella prima metà del 2025, il mercato automobilistico a livello globale ha mostrato segni di vitalità in termini di volumi venduti, ma sotto la superficie il quadro è ben più complesso delle quantità. Secondo l’analisi di 34 grandi case automobilistiche da parte di Jato Dynamics, le vendite globali hanno raggiunto 37,6 milioni di unità, con un incremento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare questa crescita sono state aziende come Toyota, BYD e Geely, che hanno compensato i cali di Stellantis e Tesla, mantenendo viva la corsa globale.

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Nonostante l’aumento delle vendite, il fatturato complessivo del settore è sceso a 1,14 miliardi di dollari, segnando un calo del 2% su base annua. Uno scenario paradossale ma con chiare spiegazioni e doverose riflessioni conseguenti. Con il fatturato in discesa, il prezzo medio per veicolo è sceso da 38.084 a 36.074 dollari, riflettendo una pressione sui margini che inizia a preoccupare gli analisti.

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La guerra dei prezzi in Cina, anche se la maggior parte dei produttori cinesi non è inclusa nello studio, ha contribuito a comprimere ulteriormente i valori unitari. BYD e Geely hanno incrementato le vendite del 33% e 47% rispettivamente, ma i ricavi di BYD sono saliti solo del 14% e quelli di Geely sono rimasti pressoché invariati, evidenziando il peso di strategie commerciali aggressive a scapito dei margini.

Il problema più grave, il più sentito e quello su cui i brand più grandi restano a caccia, resta la redditività. L’utile operativo, calcolato come utile lordo meno le spese di vendita e amministrative, è crollato del 23%, globalmente, attestandosi a 122,2 miliardi di dollari. I colpi più duri sono stati registrati da Stellantis e Nissan, seguiti da Mercedes, Ford, Tesla, Volkswagen, BMW, Honda e Kia.

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Ancora più preoccupante è il crollo dell’utile netto, sceso a 26,6 miliardi di dollari, un calo del 69% rispetto all’anno precedente, con il margine netto medio sceso dal 6,1% al 2,0%. Solo tre case sono riuscite a migliorare i propri profitti, ovvero Suzuki (+9%), Ferrari (+9%) e BYD (+2%).

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Dal punto di vista dei margini netti, Ferrari guida la classifica con il 23,4%, seguita da Suzuki (9,1%), Kia (8,1%) e Hyundai (7,2%). Considerando il guadagno per singola unità venduta, Ferrari primeggia con 138.764 dollari, seguita da lontano da Jaguar Land Rover ($6.022), Porsche ($5.762), Mercedes ($2.933) e BMW ($2.384), mentre la media dei 34 produttori analizzati si ferma a soli 706 dollari per veicolo.

Insomma, la verità è che non basta solo vendere più auto. Senza una regolamentazione più flessibile in Europa, oltre a politiche commerciali più chiare (e meno schizzofreniche) negli States, il settore auto globale rischia di navigare in acque turbolente con scarsa capacità di previsione. E questo fa tanta paura.