L’Ue ha deciso che è ora di smetterla di tremare di fronte a shock geopolitici e fluttuazioni selvagge dei prezzi. Basandosi sul Critical Raw Materials Act (legge sulle materie prime critiche), la Commissione ha annunciato una vera e propria offensiva per blindare l’industria, in particolare il settore automotive che dipende da materie prime critiche come il litio. Ma non solo.
Nei prossimi dodici mesi, col piano RESourceEU, l’Ue stanzierà tre miliardi di euro per accelerare progetti strategici, non limitandosi alle sole estrazioni interne che, si sa, in Europa richiedono decenni per passare dalla pianificazione all’operatività, ma mirando a forniture alternative a breve termine. Questi fondi serviranno a “mobilitare strumenti di riduzione del rischio finanziario”.

Il denaro non basta. L’Ue ha promesso di “rimuovere i colli di bottiglia normativi” che fanno marcire i progetti sulla carta. Un ottimo esempio di questa accelerazione è il sostegno finanziario già sbloccato per il progetto di estrazione del litio di Vulcan in Germania e per il molibdeno di Malmbjerg in Groenlandia. Parallelamente, l’Ue si impegnerà in investimenti win-win nell’ambito del Global Gateway con economie emergenti e Paesi “che condividono gli stessi principi” come Brasile e Canada.
La burocrazia europea, ovviamente, non poteva non creare un nuovo organismo. All’inizio del 2026 verrà istituito il Centro europeo per le materie prime critiche. Questo centro funzionerà da “gestore di portafoglio” per diversificare le catene di approvvigionamento e si occuperà anche di acquisti e scorte congiunti, con un progetto pilota atteso sempre per l’inizio del 2026.

Il piano, tuttavia, ha anche una componente di difesa. Per proteggere il mercato unico e rafforzare la resilienza, sono previsti strumenti di monitoraggio e “difesa contro interferenze ostili” da rafforzare nel secondo trimestre del 2026. L’Europa ha anche deciso di non voler più vedere i suoi scarti abbandonare il continente. Sono state quindi proposte restrizioni all’esportazione di rottami e rifiuti di magneti permanenti per potenziare la capacità di riciclaggio interna. E, ancora più incisivamente, nella primavera del 2026, la Commissione intende introdurre dazi all’esportazione sui scarti di alluminio e potenzialmente di rame.
Si vogliono così portare più filiere di approvvigionamento di materiali critici nell’Ue, diversificando le partnership anche con l’Ucraina, i Balcani occidentali e il Vicinato Meridionale.
