Il Ministério Público do Trabalho (MPT) brasiliano, il corrispettivo del nostro Tribunale del Lavoro, ha avviato un’azione legale di vasta portata contro la casa automobilistica cinese BYD, accusandola di gravi violazioni legate allo sfruttamento della manodopera e alla tratta internazionale di esseri umani.
Secondo quanto riferito ufficialmente dall’MPT ieri, martedì 27 maggio, la denuncia si estende anche a due imprese edili coinvolte nella realizzazione dello stabilimento BYD nello stato brasiliano di Bahia: la China JinJiang Construction Brazil e la Tonghe Equipamentos Inteligentes do Brasil.

L’indagine trae origine da una segnalazione anonima (non poteva essere altrimenti vista l’entità dell’accusa) ricevuta nel 2024, che ha portato all’ispezione del cantiere della nuova fabbrica BYD nel comune di Camaçari. Le autorità hanno trovato 220 lavoratori cinesi impiegati in condizioni paragonabili alla schiavitù moderna, privi di documentazione adeguata e trattenuti con visti di lavoro irregolari, incompatibili con le reali mansioni svolte.
I rapporti dell’MPT descrivono un quadro inquietante: gli operai venivano alloggiati in ambienti insalubri, privi delle minime condizioni igieniche, con presenza di sorveglianza armata e confisca dei passaporti. Inoltre, erano vincolati da contratti con clausole abusive, sottoposti a turni massacranti senza giorni di riposo e costretti a lavorare in ambienti privi di adeguate misure di sicurezza.

L’MPT ha quindi chiesto a BYD un risarcimento complessivo di 257 milioni di reais (40 milioni di euro circa) per danni morali collettivi, oltre al risarcimento individuale per ciascun lavoratore, calcolato su base giornaliera e moltiplicato per il numero di giorni trascorsi in condizioni degradanti. È prevista anche una sanzione amministrativa di 50.000 reais (circa 8.000 euro) per ogni violazione riscontrata, moltiplicata per ciascun dipendente coinvolto.

In risposta, BYD ha risolto il contratto con Jinjiang Group, dichiarando che non tollera pratiche contrarie alla legislazione brasiliana o lesive della dignità umana. Tuttavia, la casa automobilistica non ha ancora rilasciato un commento ufficiale sulla causa intentata. In precedenza aveva affermato che quasi tutte le irregolarità rilevate erano già risolte o in fase di correzione. Il caso non può che sollevare nuovi interrogativi sull’etica aziendale (questa sconosciuta!), diritti dei lavoratori migranti e responsabilità delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo.