Il valore del marchio auto a rischio devastazione dopo gli incentivi 2025

Attenzione alle conseguenze potenzialmente drammatiche degli incentivi 2025: percezione del valore del marchio, gestione del post bonus.
Il valore del marchio auto a rischio devastazione dopo gli incentivi 2025 Il valore del marchio auto a rischio devastazione dopo gli incentivi 2025

Gli incentivi auto elettriche 2025 italiani sono pericolosi – secondo noi – per la percezione del valore del marchio e per la gestione del post bonus. In quanto al primo problema, un dato brand vendeva l’auto a 20.000 euro e di colpo la piazza a 5.000 euro. La società incassa senza perderci sul breve in quanto ci pensa lo Stato a mettere i quattrini. Ma sul medio e lungo termine le persone potrebbero essere indotte a pensare che sia davvero quello il prezzo delle macchine, almeno per quella data azienda. In futuro, percependo le BEV a 5.000 euro, non la compreranno mai a 20.000 euro. Di conseguenza, sarà pesantissima la gestione dei post bonus: difficilissimo riequilibrare il mercato.

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Il valore del marchio auto devastato dagli incentivi 2025: la metafora dell’assetato

Il consumatore è assetato di auto che costino poco. Se fai incentivi per auto a carbone con potere inquinante immenso, le vetture a carbone vanno a ruba. La consapevolezze ecologica è una barzelletta inventata dalle lobby green e dai loro fidi scudieri nel web e nei social, che hanno tutto l’interesse a far passare il messaggio dell’Italia verde, elettrica, a batteria. L’amore degli italiani per le auto elettriche è un’idiozia. Da ora in poi, giacché i bonus sono finiti in sei ore, resta da capire come le concessionarie venderanno quelle macchine a 20.000 euro, se un istante prima le piazzavano a 5.000 euro. Quel consumatore assetato non ha soldi per comprare acqua e dissetarsi: rimarrà nella sua condizione.

La metafora del calciatore dopato

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Allora, si dovrà ricorrere molto più di prima alle km zero. L’autoimmatricolazione, con la concessionaria che immatricola a sé e vende l’usato ai consumatori. Obiettivo: meno multe dell’UE e un’immagine verde della Casa molto vivida. Questo secondo doping – che segue il primo degli incentivi – riempie di sostanze tossiche l’organismo del mercato auto Italia.

È un calciatore che vive di doping e di droghe varie, più vari aiuti arbitrali e mediatici. Vince finché la sostanza tossica circola nelle vene, dopodiché crolla con effetti collaterali tremendi per la salute fisica e mentale distanza di anni. Nel mentre, viene demolito il valore percepito del brand.

Mercato distorto e malato

Fra poco arriveranno gli influencer – dati alla mano – a dirci: “Avete visto? Non è vero che l’auto elettrica non la vuole nessuno”. Con la percentuale del venduto BEV superiore al 5% in Italia. Addirittura. Il futuro che si profila per il settore auto italiano, dopo la sbornia di incentivi, è quello di una profonda e prolungata distorsione del mercato. La liquidità artificiale crea un picco di vendite effimero, lasciando dietro di sé una terra bruciata in termini di percezione del valore e fiducia del consumatore. Le Case automobilistiche si troveranno di fronte a una clientela che ha interiorizzato il prezzo scontato finanziato dallo Stato come quello reale del prodotto. Sarà una battaglia persa in partenza. L’Italia rischia di trasformarsi in un mercato schiavo della costante necessità di stimoli promozionali aggressivi per muovere l’invenduto. 

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Il guaio del denaro fresco

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Siccome i quattrini arrivavano dall’Europa (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, programma di investimenti e riforme che la nazione ha presentato alla Commissione Europea per accedere ai fondi del programma Next Generation EU), stavolta i denari c’erano. Domani, col debito pubblico da paura, la crisi energetica per la mancanza del gas russo a basso costo, non ci sarà più nemmeno un centesimo di euro.

La transizione ecologica passa per le infrastrutture di ricarica veloci o per il costo dell’elettricità con un piano di ampio respiro, non per incentivi spot. Si è preferito l’exploit statistico, condannando il settore a una convalescenza lunga e dolorosa.