La guerra scatenata da BYD costringe il governo cinese a intervenire

Giganti come BYD hanno visto evaporare miliardi in capitalizzazione nel giro di poche settimane. Si sta erodendo la fiducia dei consumatori.
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Il mercato cinese dei veicoli elettrici sta attraversando una fase di forte turbolenza, scatenata da una vera e propria guerra dei prezzi che sta travolgendo l’intero settore. Il drastico calo dei prezzi delle auto a batteria, guidato da politiche aggressive del colosso BYD, ha causato un crollo nei valori di borsa e costretto il governo di Pechino a un intervento straordinario per contenere gli effetti a catena. Ma secondo gli analisti, la ristrutturazione dell’industria è solo all’inizio.

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La combinazione di domanda in rallentamento e un’eccessiva capacità produttiva sta mettendo in ginocchio anche i marchi più solidi, mentre le aziende più fragili rischiano l’estinzione. Nonostante una leggera contrazione del numero di produttori lo scorso anno, la capacità impiegata resta inferiore al 50%, un dato allarmante che mina la sostenibilità dell’intero comparto.

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Le autorità cinesi hanno convocato i top manager delle principali case automobilistiche per discutere soluzioni e imporre una sorta di “autodisciplina”, invitandoli a evitare sconti eccessivi e vendite in perdita. Ma simili tentativi in passato si sono rivelati inefficaci.

stand BYD

Intanto, giganti come BYD hanno visto evaporare miliardi in capitalizzazione di mercato nel giro di poche settimane, nonostante siano tra i pochi a poter beneficiare di una futura fase di consolidamento. L’instabilità dei prezzi sta anche erodendo la fiducia dei consumatori, che temono ulteriori ribassi e rinviano gli acquisti. Inoltre, il taglio dei costi potrebbe riflettersi negativamente su qualità, sicurezza e assistenza post-vendita.

La concorrenza estrema tra i produttori di NEV (New Energy Vehicles) ha già portato a fusioni, acquisizioni e ritiri dal mercato: nel 2024, si sono registrate 16 uscite e solo 13 nuovi ingressi. Mentre le esportazioni diventano l’unica valvola di sfogo per l’eccesso produttivo, molti mercati esteri, come Stati Uniti, Corea e Giappone, stanno alzando barriere per proteggersi dall’invasione cinese.

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Anche la rete dei concessionari ne risente. In alcune province si segnalano chiusure di massa. La crisi mette in discussione la sostenibilità a lungo termine del modello della trnsizione elettrica cinese, basato finora su volumi elevati e prezzi stracciati. Il prossimo passo sarà un inevitabile riassetto dell’ecosistema industriale, con l’uscita dei player più vulnerabili e l’ascesa dei pochi in grado di resistere alla tempesta, su tutti probabilmente BYD.

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