Mercato dell’usato, in Italia ci sarebbe solo una piccola percentuale di furbetti

Sotto questa patina di “onestà automobilistica”, però, la realtà quotidiana del mercato auto relativo all’usato è ben diversa.
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Il mercato dell’usato in Italia si conferma, con un misto di vanto e quieto realismo, tra i più trasparenti in Europa, secondo l’analisi annuale di carVertical, il colosso della raccolta dati automobilistici. C’è da essere contenti, ma non è tutto così scintillante come sembra.

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Nonostante il persistente e sfacciato problema delle frodi sul contachilometri e dei danni non dichiarati, la penisola si posiziona stabilmente al secondo posto, superata solo dal Regno Unito e seguita da Germania, Svizzera e Francia. Insomma, siamo i secondi migliori nel dire la verità, o quantomeno nel nasconderla meno bene degli altri.

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Sotto questa patina di onestà, però, la realtà quotidiana del mercato auto usate è ben diversa. Il fenomeno della manipolazione del chilometraggio non accenna a calare: nel 2025, un preoccupante 2,9% delle auto controllate (comunque un dato non sul totale delle auto usate in vendita) in Italia presentava un contachilometri alterato.

L’entità della frode non è da ridere: il chilometraggio viene ridotto in media di quasi 70.000 km. Matas Buzelis, esperto di carVertical, lo spiega con una semplicità quasi dolorosa: le auto con percorrenze elevate sono più difficili da vendere, quindi il venditore disonesto ricorre al “ritocchino” per aumentarne l’attrattiva. Un gesto che non è solo una truffa, ma una vera e propria rielaborazione creativa della storia del veicolo.

L’analisi rivela anche che il 20,6% delle vetture analizzate è risultato essere importato, una categoria notoriamente più vulnerabile a manipolazioni o danni nascosti, quasi a voler confermare che i problemi, quando non sono italiani, arrivano comodamente dall’estero. L’età media delle auto controllate è salita a 8,8 anni, un chiaro segnale che l’italiano medio si sta orientando verso modelli più datati ma accessibili. In pratica, si preferisce l’auto vintage (e molto usata) al costoso nuovo.

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Un’altra spina nel fianco sono i danni registrati. Il 12,6% dei veicoli italiani analizzati ha riportato sinistri, con un valore medio che si aggira intorno ai 7.100 euro. Un costo ingente, spesso nascosto o minimizzato. La vera beffa, però, risiede nella scarsa disponibilità di registri pubblici dei danni, un ostacolo che frena la piena trasparenza del settore.

Secondo Buzelis, rendere questi dati facilmente accessibili al pubblico non sarebbe solo un atto di carità verso i consumatori, ma l’unico modo per rafforzare la sicurezza dell’intero mercato dell’usato in Europa, ancora troppo vulnerabile alle inevitabili frodi transfrontaliere.