Mercedes, operai in rivolta contro l’addio al motore a benzina

M Magarini
Preoccupazione tra gli operai Mercedes per il futuro dell’azienda: “L’addio all’endotermico ci mette a rischio”
Mercedes operaio

Nel recente periodo Mercedes ha spiazzato il settore automobilistico, compiendo un parziale dietrofront sull’addio ai motori termici, inizialmente previsto per il 2025. Con la Commissione Europea che pare avere intenzione di rivedere le normative, nemmeno la Casa automobilistica di Stoccarda si è lasciata sfuggire l’occasione di ridurre i ritmi di transizione energetica. Al momento, la transizione promossa dalle autorità politiche sovranazionali è avvenuta giusto in parte, perciò i player della filiera preferiscono andarci cauti.

“No all’elettrico”: la protesta degli operai Mercedes contro la svolta green

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Soprattutto in quei Paesi dove il reddito medio della popolazione non è così elevato, la clientela mostra dei seri dubbi in proposito. Lo sappiamo noi italiani, dove le BEV vanno avanti a rappresentare una nicchia. D’altronde, per tante famiglie le soglie d’accesso dei veicoli risultano troppo elevate. Un problema del genere esula, in teoria, dagli interessi del Costruttore tedesco. Chi desidera una Mercedes ha intenzione di mettere in garage una vettura di alta qualità, e dispone di un budget corposo. Eppure, nemmeno lei ha mantenuto fermi i propositi iniziali. Tolto il caso della connazionale BMW, subito accolta dall’entusiasmo generale, nessuna Casa tradizionale ha sfondato nel comparto. E con l’avvento delle cinesi sarà ancora più arduo posizionarsi sotto il centro dei riflettori.

Finora abbiamo considerato l’argomento nella prospettiva della clientela, ma quale sarà stata l’opinione della manodopera Mercedes circa il passo indietro? Ebbene, la prevalenza dei lavoratori ha accolto con favore il provvedimento, manifestando preoccupazione per la sostenibilità dei posti di lavoro in un contesto di elettrificazione della gamma. Michael Häberle, capo del comitato aziendale dell’impianto di Stoccarda-Untertürkheim, ha sottolineato la necessità di mantenere la flessibilità per gestire al meglio questa fase delicata e salvaguardare il personale tedesco.

Tuttavia, le prospettive del mercato a zero emissioni non appaiono rosee. In Germania, primo mercato automobilistico europeo, le vendite di BEV hanno subito una brusca frenata a febbraio, nonostante una crescita complessiva dell’industria. Tirare conclusioni assolute solo sulla base del rendimento fin ora avuto sarebbe ingeneroso, ma sarebbe altresì sbagliato far finta di nulla. La situazione andrà tenuta sotto costante osservazione nei mesi a venire.

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La penetrazione delle full electric rimane bassa, mentre aumentano le registrazioni di veicoli con differenti alimentazioni. Ciò contrasta con le previsioni ottimistiche di certi politici, tipo Robert Habeck dei Verdi, che aveva sostenuto l’autosufficienza delle BEV. Le fredde statistiche rivelano delle palesi difficoltà commerciali, soprattutto in assenza di incentivi governativi adeguati. Per la stessa ragione, il genere fatica a prendere il volo anche nel Regno Unito. A causa del mancato sostegno governativo, lo scenario è poco promettente. È chiara la dipendenza da sussidi statali affinché sopravviva.

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