Protagoniste del Piano europeo: quali sono le auto di categoria M1E

Ogni veicolo M1E venduto e costruito all’interno dell’Unione europea, varrà come 1,3 unità nel calcolo degli obiettivi di emissione di CO2.
Renault 5 Renault 5

L’Unione Europea ha finalmente deciso di smetterla con gli slogan e passare ai fatti, o meglio, ai dettagli fatti di centimetri. Nasce ufficialmente la categoria M1E, una sottocategoria della classe M1 dedicata esclusivamente alle auto elettriche che hanno il buon senso di non superare i 4,2 metri di lunghezza complessiva. Non esattamente “piccole”, come era stato da tempo anticipato.

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È l’ultimo coraggioso tentativo di Bruxelles di riportare le vetture a dimensioni urbane e rendere le auto elettriche economiche una realtà per le nostre città cronicamente intasate. Il messaggio inviato ai colossi dell’automotive è una spinta a investite, certo, ma stavolta con la promessa europea di non cambiare le regole a metà partita.

Renault 5, auto m1e
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Attraverso una modifica mirata al Regolamento Ue 2018/858, la Commissione Europea intende infatti congelare i requisiti M1E per dieci anni. In un contesto normativo dove le leggi ambientali cambiano più spesso delle mode stagionali, questa stabilità decennale è ossigeno puro per chi deve pianificare piattaforme produttive e filiere locali. Ed era anche ora. I protagonisti di questa rivoluzione tascabile hanno già dei nomi. Ecco quindi esempi illustri come la Renault 5, da appena 3,9 m, la futura Renault 4, di 4,1 m, e l’atteso progetto ID. Polo di Volkswagen.

La ricompensa? Il sistema dei supercrediti. Ogni veicolo M1E venduto e, sottolineamolo, costruito all’interno dell’Unione europea, varrà come 1,3 unità nel calcolo degli obiettivi di emissione di CO2 delle aziende. Questo moltiplicatore è un incentivo formidabile che orienta il mercato molto più efficacemente di qualunque campagna di sensibilizzazione, rendendo la produzione europea non solo un dovere etico, ma un ottimo vantaggio competitivo.

volkswagen id. polo

L’armonizzazione della definizione di “piccolo veicolo elettrico”, a questo punto, non è solo burocrazia. Permetterà ai singoli Stati di introdurre con facilità sussidi, sgravi fiscali e privilegi urbani come tariffe di parcheggio ridotte o l’accesso alle corsie preferenziali. Il Regno Unito, intanto, osserva malinconicamente dall’esterno la “rivoluzione M1E”: senza incentivi equivalenti, i produttori preferiranno spedire le loro preziose scorte verso i mercati Ue. Così, la mobilità urbana vedrà presto una nuova ondata di veicoli compatti e, si spera finalmente, a prezzi ragionevoli.