Stato italiano dentro Stellantis? Secco no di Tavares

Walter Gobbi
stellantis

Il Gruppo Stellantis era e resterà così: non c’è la necessità dell’ingresso dello Stato italiano nell’azionariato, ha affermato l’amministratore delegato Carlos Tavares. Il big boss replica al al Copasir. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Siccome il gruppo nato dall’unione tra PSA e FCA è sbilanciato a favore della Francia, allora il Comitato chiede che Cassa depositi e prestiti acquisisca una partecipazione. Per fare da contrappeso.

Il Copasir ha criticato lo spostamento del baricentro di controllo del neo costituito gruppo sul versante francese e l’aumento della quota di azioni in mani transalpine: l’istituto finanziario governativo Bpifrance. Per il Comitato, serve preservare gli interessi nazionali nell’industria automobilistica e proteggere tecnologie e occupazione.

Stellantis protegge l’Italia

Tavares secco: Stellantis protegge l’Italia senza avere il Governo nell’azionariato. l’Esecutivo può usare meglio le tasse degli italiani. L’Italia è una delle colonne del Gruppo. Che sta investendo per rilanciare Alfa Romeo, Lancia ed elettrificare la Fiat, dice il manager.

Poi c’è la questione fabbriche. Si sta ancora lavorando con il Governo italiano. Il sostegno che arriverà da Roma è simile a quello accordato dai governi di Francia e Germania per le altre due Gigafactory di Stellantis in Europa, a Douvrin (Francia) e Kaiserslautern (Germania).

Quale futuro per la fabbrica molisana? La famigerata Gigafactory di Termoli. Per la quale il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha indicato aiuti pubblici per 369 milioni di euro. Investimento totale di 2 miliardi. A realizzarla sarà l’ACC: azienda partecipata pariteticamente da Stellantis, TotalEnergies e Mercedes-Benz. ACC deve avere l’approvazione di tutti e tre gli azionisti e stiamo allineando le agende per avere il via libera, sostiene il capo.

E per gli incentivi alle auto a zero o basse emissioni?

La decisione non dovrebbe essere presa a livello nazionale, ci vuole un intervento dell’Europa. Il problema non sono gli incentivi dei singoli Paesi, ma se l’Europa vuole proteggere e sostenere la sua industria dell’auto, sostiene il portoghese.

Comunque, l’ibrido resta fondamentale per la transizione e per l’accessibilità di tutti alle auto Perché può fare molto di più la vendita di auto ibride e meno inquinanti alla classe media che la vendita di una auto elettrica a un ricco.

Seguici con Google News, se vuoi essere sempre aggiornato sulle notizie Automotive Clicca Qui!

  Argomento: