Stellantis: 10 miliardi sul tavolo, ma l’investimento non sarà europeo

In Europa, i sindacati osservano con crescente apprensione: sei stabilimenti del gruppo Stellantis sono fermi per la domanda debole.
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C’è fermento nei corridoi di Stellantis, e non si tratta solo del rombo dei motori a combustione, pronti a tornare più convinti che mai. E no, non stiamo parlando di un piano europeo del gruppo. Il colosso automobilistico, infatti, starebbe preparando un investimento monstre da 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti, un piano che sa di ritorno alle origini e di riconquista del territorio a stelle e strisce. Un mercato, quello americano, che ha soffre ancora le conseguenze pesanti della “vecchia gestione”.

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A rivelarlo sarebbero fonti interne, secondo cui Stellantis punta a rafforzare la sua presenza nel mercato più redditizio per i marchi Jeep e Ram, due pilastri oggi in affanno dopo anni di strategie traballanti. Di piani industriali e di miliardi sul tavolo, nel Vecchio Continente, però, se ne sente (solo) parlare.

veicoli ram
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Il piano pronto all’uso, ma quello americano, è ancora top secret ma ormai sulla bocca di tutti e dovrebbe includere un primo pacchetto da 5 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti, che si aggiungerebbero a una somma analoga già stanziata a inizio anno. Gli investimenti, spalmati su più esercizi, coinvolgerebbero stabilimenti chiave in Illinois e Michigan, con possibili riaperture, nuove assunzioni e, persino modelli inediti. Una boccata d’ossigeno per i lavoratori americani con Stellantis che vuole tornare a giocare sul terreno di diversi suoi brand storici.

Dietro la mossa c’è la mano del nuovo CEO Antonio Filosa, subentrato a maggio (ufficialmente a giugno) e intenzionato a rimettere ordine dopo l’era Tavares, che aveva spinto la produzione verso paesi a basso costo come il Messico e investito pesantemente in un’Europa che però ha restituito solo vendite stagnanti. Filosa, veterano di Fiat Chrysler, sta ricalibrando la bussola industriale, e gli States sono tornati a indicare il nord.

antonio filosa stellantis

Il ritorno in forze Oltreoceano non è solo un atto di amore patriottico, ma serve anche a mitigare gli effetti dei dazi voluti da Donald Trump, che rischiano di penalizzare i pick-up Ram costruiti in Messico. Non a caso, lo stesso Filosa avrebbe fatto pressing sull’amministrazione per alleggerire una possibile tariffa del 25%.

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Il CEO Stellantis non ha paura di tagliare i rami secchi, l’addio alla joint venture sull’idrogeno con Michelin e Forvia, oltre che la vendita della piattaforma di car sharing Free2move, sarebbero mosse che “alleggerirebbero” il dispendioso contesto europeo. Maserati e Alfa Romeo sono finite sotto revisione strategica, con McKinsey & Co. chiamata a fare da consulente (anche se Filosa giura che la casa del Tridente non è in vendita).

Intanto, in Europa, i sindacati osservano con crescente apprensione: sei stabilimenti sono fermi per domanda debole di modelli ormai un po’ datati, e il rischio di tagli pende come una spada di Damocle. Il 20 ottobre, Filosa dovrà affrontare i rappresentanti italiani e convincerli che il rilancio americano non sarà la condanna del Vecchio Continente. Intano, a Detroit qualcuno stappa già lo champagne.