UE all’attacco dell’auto termica: propone all’Italia (e non solo) di tassare ulteriormente le vetture a benzina e diesel di proprietà e le aziendali sulla base della CO2 emessa. Lo consiglia la Commissaria Europea per la Transizione ecologica, Teresa Ribera (foto su), nell’ambito delle Guidance per l’attuazione del Piano nazionale Energia e Clima. Quindi, bollo auto (tassa di proprietà regionale) e accise carburanti da rincarare. Ma l’Unem (Unione energie per la mobilità) non ci sta. Dice no alle tasse in più.
L’idea, sostiene l’Unem, potrebbe essere condivisibile se le emissioni venissero calcolate sull’intero ciclo di vita e non solo allo scarico. Si tratta altrimenti di un modo per svantaggiare ancor più il motore endotermico e favorire forzatamente una più rapida diffusione dei veicoli elettrici. Da capire cosa ne pensa il presidente UE Ursula von der Leyen (foto giù).

L’auto elettrica deve vincere con l’aiuto degli arbitri
L’UE preme affinché l’auto elettrica vinca. In un modo o in un altro. È una squadra di calcio, la full electric, che a un certo punto deve portarsi a casa lo scudetto con gli arbitri a proprio favore nei momenti decisivi, e contro la squadra avversaria: l’auto termica. Siccome l’elettrico ha una quota mercato UE del 15% (ridicola), ecco le soluzioni: più tasse su benzina e diesel. Adesso, c’è l’invito, la raccomandazione, il consiglio all’Italia su come lanciare il full electric. Da noi, numeri pietosi: 300.000 unità a batteria circolanti, e 5% di quota mercato. Nessuno vuole l’elettrica. Insomma, bisogna spremere come un limone i proprietari di auto a benzina e diesel, che però si sentono già spennati a sufficienza.
Italia, che caos
Indicativamente, in Italia abbiamo 40 milioni di auto con un’età media di 13 anni, quindi la metà vecchie, di cui 39.700.000 a benzina o diesel. Al Nord, Regioni e Comuni stroncano quelle vetture con limiti e multe pesantissime; al Sud, molto meno, e infatti proprio il Mezzogiorno è pieno di macchine a gasolio vetuste.
Gli ecoincentivi col contagocce, concepiti malissimo, sono stati inefficaci se non dannosi. I punti di ricarica risultano pochissimi: dai numeri ufficiali (66.000), vanno tolti quelli inattivi, non collegati per colpa della burocrazia, vandalizzati. Eppoi le 33.000 colonnine sono lente e distribuite male. I 600 milioni di euro PNRR per fare nuove stazioni non sono stati utilizzati causa bandi deserti, mentre il costo dell’energia è da paura.
Ma quale neutralità
Per Gianni Murano, presidente Unem, ancora una volta la Commissione UE rinnega il principio di neutralità tecnologica penalizzando intere filiere manufatturiere europee e milioni di cittadini che non possono, o non vogliono, acquistare un’auto elettrica. Un approccio ingiustificato e inaccettabile. Tra IVA, tasse di immatricolazione e proprietà, accise sui carburanti e altre imposte varie, il settore dell’auto a livello europeo genera un gettito fiscale di quasi 400 miliardi di euro, cioè circa il doppio del bilancio UE.
Automobilista stritolato dalle tasse in Italia
Oggi in Italia i carburanti liquidi, pur rappresentando il 25% della domanda di energia complessiva nazionale, contribuiscono alla fiscalità energetica per l’85%. Il gettito derivante dalla tassazione su carburanti nel 2024 è di 41,8 miliardi di euro (compresa IVA). La maggiore efficienza dei veicoli con il motore a combustione interna e le nuove formulazioni dei carburanti, con quote sempre crescenti di componente bio, ha già consentito una riduzione delle emissioni del 15% dal 2005. Eppure c’è una crescita del parco circolante del 17% nello stesso periodo, di cui la Commissione sembra non tenere conto. Più 7 miliardi di euro addirittura di tasse di proprietà alle Regioni, aggiungiamo noi.
Decarbonizzazione: come?
Secondo l’Unem, se si vuole perseguire la strada della decarbonizzazione in modo socialmente ed economicamente sostenibile, si deve consentire, sulla base del principio di neutralità, a tutte le tecnologie di dare il proprio contributo concreto alla riduzione delle emissioni, da considerare sull’intero ciclo di vita.
L’Unem confida nel governo Meloni
“Siamo i confidenti che il nostro governo, e in particolare il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, sarà in grado di sostenere le politiche contenute nel PNIEC (Piano energia) rispettando il principio di neutralità e pluralità tecnologica, nonché la piena valorizzazione delle eccellenze infrastrutturali e di competenze nazionali, tra cui quella dei biocarburanti e dei motori a combustione interna”, la chiosa.
La lobby green T&E: più inquini, più paghi
Per pura coincidenza, i primi di maggio 2025 la potente lobby green Transport & Environment – principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti – aveva detto la sua. Stando a T&E, il sistema italiano di tassazione dell’auto è sganciato dalle emissioni di CO2. L’Italia è, insieme a Bulgaria e Slovacchia, uno dei tre Paesi europei, e l’unico tra i grandi mercati automotive dell’UE, a non applicare nessuna imposta parametrata alle emissioni climalteranti. Questa distorsione si traduce in una tassazione dannosa per il clima e scarsamente incentivante per le tecnologie più avanzate ed efficienti, la tesi.
Più imposte sulle macchine termiche: perché
Poi, l’affondo: alcune leve fiscali italiane, per T&E, non prevedono differenziali tra veicoli inquinanti e a zero emissioni, violando il principio alla base della politica ambientale dell’UE, secondo cui “chi inquina paga”. Quindi il riferimento “Good Tax Guide”, uno studio comparativo che analizza il sistema fiscale applicato all’auto in 31 Paesi europei. Le auto aziendali costituiscono il 60% delle nuove immatricolazioni nell’UE; i primi cinque mercati (Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia) rappresentano da soli il 71% delle vendite di auto aziendali e il 42% di tutte le consegne di macchine nuove nell’UE. Tuttavia, solo la Francia sta promuovendo politiche efficaci per incentivare l’acquisto di aziendali a corrente.
L’Italia, invece, mostra un divario fiscale medio, tra elettriche e convenzionali, in un arco di possesso e gestione del mezzo di quattro anni, che per le vetture concesse ai dipendenti in fringe benefit può arrivare fino a 14.700 euro, un valore sensibilmente inferiore rispetto a Paesi come il Portogallo (30.300 euro) o la Slovenia (27.000 euro).

A tutto flotte
Il segmento aziendale, che rappresenta oltre il 40% delle immatricolazioni e quasi il 60% delle emissioni del settore, immatricola tre volte più grandi SUV endotermici e ibridi rispetto ai privati, rallentando la transizione, rammenta T&E.
Auto storiche da stangare per benino
1) Rimodulare la “tassa di immatricolazione” in base alle emissioni di CO2 e al costo del veicolo, per garantire una fiscalità più sostenibile ed equa. Insomma, il bollo auto, prima idea T&E. Aggiornare la tassazione delle auto aziendali, adottando le emissioni di CO2 come parametro regolatorio.
2) Eliminare esenzioni o riduzioni dal pagamento del bollo per veicoli storici inquinanti: ecco la soluzione dell’organizzazione verde. Una legnata senza precedenti.
T&E lancia un appello all’esecutivo italiano: è urgente riformare la fiscalità dell’auto per favorire la diffusione delle tecnologie maggiormente efficienti e meno emissive. Una tassazione più in linea con quella degli altri Stati europei avrebbe conseguenze positive per la nostra bilancia energetica, per i consumatori e per la qualità dell’aria, che resta un allarme sanitario ed economico, data la procedura di infrazione che grava sull’Italia.

L’arbitro che sposta gli equilibri
Come dire: se il privato non digerisce l’elettrico, allora è cosa buona e giusta un sano obbligo per le imprese di comprare o di prendere a noleggio a lungo termine le full electric. Si torna al discorso dell’arbitro: fischia solo a favore dell’elettrico e contro il termico, perché il primo deve assolutamente vincere e va imposto.
Cautela con l’extra tassazione sull’auto termica in Italia: è un potenziale boomerang in faccia
Suggeriamo massima cautela con l’inasprimento fiscale anti auto a benzina e diesel. Il rischio è l’inutilizzo di quei veicoli – non sostituiti dall’elettrico – col conseguente ammanco. D’altronde, neppure il Green Deal UE auto elettrica 2019 è stato ben congegnato: prova ne siano le fabbriche che chiudono con drammi per le famiglie.
Nel Belpaese, siamo attorno a 60 milioni di persone (sempreché tutti siano stati conteggiati al millimetro…). Con un peso sull’Inps immenso per via della quantità abnorme di anziani. Al di là del debito pubblico, qui da noi scarseggiano materie prime e semilavorati. Il peso contrattuale nelle trattative per gli accordi internazionali è nullo: che il governo sia di destra, sinistra o centro, poco conta. Manca il gas russo, così che l’oro blu e l’elettricità volano, schiacciando famiglie e imprese. I dazi di Trump sono un’incognita. Piano a giocare col fuoco togliendo quella manna dal cielo che è l’automobilista bancomat: accise, più IVA (tassa sulla tassa), più bollo auto e mille altre voci.
Se il cittadino non si muove in auto, resta paralizzato, giacché i mezzi pubblici sono inefficienti: e se non si muove in auto, allora non produce e non consuma. Una sorta di tassazione per la recessione, in una specie di nuovo lockdown. Con un tremendo effetto domino sull’economia e sull’industria.