Più l’auto emette CO2, più il proprietario deve pagare le tasse: la Commissione Europea spinge l’Italia a seguire questa strada. Infatti, siamo il fanalino di coda dell’auto elettrica, col 5% di quota mercato contro il 15% a livello continentale, e un misero parco circolante di full electric di 300.000 unità. La spinta può arrivare dal fisco: o compri una macchina elettrica o paghi tante imposte. Che tu sia privato o azienda, nessuna differenza: la vettura a benzina e diesel va (tar)tassata.
Più tasse sulle auto a benzina e diesel in Italia: è già un po’ così
In parte in Italia le cose già stanno così. Per esempio, il bollo auto (tassa di proprietà regionale) per 7 miliardi di euro annui cambia anche in base alle emissioni. Inoltre, se io ho un’auto a benzina o diesel, compro il carburante: pago due terzi di tasse allo Stato circa. Fra accise e tasse sulle accise, ossia l’IVA al 22%. Ma Bruxelles auspica di più. Maggiore pressione, ulteriore spremitura. In parallelo a incentivi.
Un assaggio è già arrivato in tavola: più accise per il diesel. Così da eliminare i SAD, Sussidi Ambientalmente Dannosi. È vero che le accise sulla benzina scendono in parallelo; tuttavia, si macinano molti più km col gasolio e l’effetto delle due azioni non è a somma zero: l’erario ci guadagna.
Auto: super tasse d’Italia
Nel 2022 (più recente dato Anfia, filiera auto), il carico fiscale gravante sulla motorizzazione italiana era di 71 miliardi di euro. Dai carburanti 31,94 miliardi. Poi IVA su manutenzione e riparazione, acquisto ricambi, accessori e pneumatici (12,27 miliardi). C’è il gettito derivante dall’acquisto (versamento IVA e IPT) per 8,56 miliardi. Quindi oltre 7 miliardi (+4,4% rispetto al 2021) di bollo auto. Al momento non è stato considerato il gettito fiscale generato sui consumi di energia elettrica utilizzata per ricaricare le vetture elettriche. Fuori dal calderone le multe da autovelox, divieto di sosta su stalli blu e altro: non sono tasse, perché i Comuni intendono solo migliorare la sicurezza stradale.
Distopia auto
Con così tante tasse sull’auto, risulta difficile trovare spazi di manovra per altre imposte. Comunque, si possono immaginare questi scenari da distopia della mobilità: bollo auto triplicato, benzina e diesel a 3 euro il litro, multe per ingressi nelle ZTL a 500 euro che finiscono in un fondo per i mezzi green, trasformazione della CO2 in una moneta con un sistema per vendere i crediti di carbonio anche ai cittadini, balzelli a chi ha una termica per finanziare gli incentivi delle auto elettriche.
Cos’ha in mente il governo Meloni
L’esecutivo punta a 4,3 milioni di elettriche circolanti nel 2030 (dalle 300.000 attuali, ribadiamo); più 2,2 milioni di ibridi plug-in; con impiego di biocarburanti sestuplicato: lo ha evidenziato nel Pniec (Piano nazionale per l’energia e il clima) presentato all’UE.

Documento di valutazione
La risposta UE scritta in burocratese nel documento di valutazione dei Pniec presentati da tutti i 27 Paesi membri UE. A ognuno, è dedicato un capitolo. Si arriva allo Stivale e sono dolori. Tipo le pagelline. “La Commissione incoraggia l’Italia a garantire un’attuazione tempestiva e completa delle misure necessarie per raggiungere i propri obiettivi nazionali in materia di clima ed energia”. Occorre “prestare particolare attenzione” a elementi chiave: ridurre la dipendenza dai combustibili fossili nei trasporti. Contrastare le emissioni attraverso un quadro favorevole alla diffusione dei veicoli elettrici, in linea con l’ambizioso obiettivo presentato nel piano, anche tramite incentivi fiscali stabili come una tassazione delle auto di proprietà e delle auto aziendali basata sulla CO2”.
Sud Italia, che stangata di tasse
Sì insomma più tasse per macchine a benzina e diesel: maggiore la CO2, superiore l’imposta. Considerando la diffusione enorme dell’usato over 10 anni a gasolio nel nostro Paese, specie al Sud dove Regioni e Comuni non limitano quelle auto (al Nord ci sono vincoli fortissimi, tipo Area B e Area C di Milano), ecco che gli abitanti del Mezzogiorno verrebbero subito tassati notevolmente.
L’UE obbliga Roma a tassare le termiche? No. È un consiglio, una raccomandazione, un invito. Invece, Bruxelles multa le Case per le emissioni eccessive di CO2 e impone il ban termico 2035. Si va sempre più verso una spaccatura. Se nasci ricco o hai un reddito elevato, giri liberamente con l’elettrica molto cara e scomoda: poche colonnine e lente, elettricità carissima. Se no, circoli con la termica, fin quando fisco, Regioni e Comuni non ti stressano troppo. D’un tratto, si buttano alle ortiche decenni di teorie economiche secondo cui la fiscalità non risolve le storture del mercato, ma ne crea di nuove e ancora più pesanti.
Elettrico a tutti i costi
D’altra parte, i bonus auto elettrica non hanno funzionato dal Green Deal 2019 a oggi, se siamo ridotti a un misero 15%. La percentuale è drogata per giunta: le Case scappano dalle multe UE e fanno super sconti sulle full electric. Con margini di profitto bassissimo. O – chissà – nulli. O in perdita. Sempre meglio che sborsare 15 miliardi di sanzioni. Le flotte non vogliono neppure saperlo di comprare o di prendere a noleggio lungo termine le vetture a batteria: infatti le lobby ultra verdi pensano a un obbligo per le aziende.
Morale: spingi con le multe, pressi con le tasse, piazzi blocchi anti benzina e diesel a livello regionale e comunale, e magari viene fuori qualcosa per le elettriche. Nel mentre, la Cina impone la spietata guerra dei prezzi: vanno in perdita? Intanto mandano in crisi le Case occidentali. Un domani, quando il mercato sarà meno saturo, il Celeste Impero penserà a listini più elevati per passare all’incasso.
E tutto questo basandosi su presupposti ideologici. Si tiene conto dell’inquinamento prodotto soltanto durante l’utilizzo, allo scarico. E non dell’inquinamento prodotto in tutto il ciclo vita.