Aumento accise diesel: 364 milioni di euro l’anno

Le nuove accise sono in vigore: 1,5 centesimi di euro in più sul diesel e in meno sulla benzina.
Le nuove accise sono in vigore: 1,5 centesimi di euro in più sul diesel e in meno sulla benzina. Le nuove accise sono in vigore: 1,5 centesimi di euro in più sul diesel e in meno sulla benzina.

Ci siamo: da oggi è in vigore la riforma delle accise sui carburanti varata dal governo Meloni, con 1,5 centesimi di euro in più per il diesel e 1,5 in meno per la benzina. Perché? Stando all’esecutivo, così si ottempera alle direttive comunitarie sull’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Siccome il gasolio gode di un aiuto, e siccome lo stesso gasolio inquina, allora quell’aiuto va tolto. Almeno stando all’Unione Europea. Risultato: batosta agli automobilisti italiani e alla cittadinanza, visto che si viaggia molto più col diesel che col benzina. Per il Codacons, legnata di 364 milioni di euro l’anno, e la spesa media per il pieno di gasolio che sale di 0,915 euro a vettura.

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Aumento accise diesel: tutto in Gazzetta Ufficiale

Ieri 14 maggio, il decreto interministeriale (stabilisce l’aumento delle imposte sul diesel e la contestuale riduzione di quelle sulla benzina) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Firmato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Gilberto Pichetto Fratin), dal ministro dell’Economia e delle Finanze (Giancarlo Giorgetti). Di concerto con i responsabili delle Infrastrutture e dei Trasporti (Matteo Salvini) e dell’Agricoltura (Francesco Lollobrigida): a decorrere dal giorno successivo alla data di pubblicazione (ossia oggi), l’aliquota di accisa applicata alla benzina è ridotta di 1,5 centesimi di euro per litro. E quella applicata al gasolio impiegato come carburante è aumentata di un pari importo. 

Le nuove accise sono in vigore: 1,5 centesimi di euro in più sul diesel e in meno sulla benzina.

Che botte

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La tassa sulla verde scende da 0,7284 euro/litro a 0,7134 e quella sul gasolio cresce da 0,6174 a 0,6324 euro. Il provvedimento sarà seguito ogni anno da una disposizione simile: su diesel e giù benzina finché s’incontrano. Il famoso allineamento che piace all’UE, in cinque anni. In questo modo, un’altra regola di Bruxelle recepita dall’Italia si trasforma in tagliola per automobilisti e cittadini già alle prese con l’inflazione pesantissima. Fanno sorridere le promesse passate di mille politici sulla riduzione delle accise. In coppia con le promesse per abolire il bollo auto, la tassa regionale di proprietà della vettura, e il superbollo.

Destra o sinistra, nulla cambia per le tasse sull’auto

Rammentiamo che la sinistra, per anni al potere, ha spinto tantissimo affinché ci fosse l’aumento della tassa sul diesel: la celebre battaglia sui Sad. Ora l’ha fatto la destra. Ma la sinistra che critica questa mossa lascia perplessi. Su un parco auto circolante pari a 40,5 milioni di vetture in Italia, il 42% è la quota di quelle alimentate a benzina, 40,9% quelle a gasolio. Questo significa che ad oggi circolano nel nostro Paese circa 17 milioni di auto a benzina, e oltre 16,6 milioni di auto diesel. A partire da oggi l’aumento delle accise per 1,5 centesimi comporterà una maggiore spesa per un pieno di diesel, considerata anche l’IVA, di 0,915 euro, +21,96 euro all’anno nell’ipotesi di due pieni al mese, con un aggravio complessivo da +364,5 milioni di euro annui sulla totalità delle famiglie che possiedono autovetture diesel. Grosso modo, fra tasse dirette (accise) e tasse sulle tasse (IVA), due terzi di pieno si brucia in imposte.

Automobilista bancomat

Oggi le tasse (Iva e accise) pesano per il 61,1% sulla benzina e per il 57,2% sul gasolio, dice Assoutenti. Solo nel 2023, ultimo dato ufficiale disponibile, della spesa totale di 70,9 miliardi euro per i carburanti, ben 38,1 miliardi sono finiti nelle casse dello Stato a titolo di Iva e accise. Una tassazione che porta i listini alla pompa di benzina e gasolio in Italia a essere tra i più alti in Europa: il nostro Paese si piazza infatti oggi al 6° posto nella classifica UE dei Paesi con il gasolio più costoso, e al 7° posto per il prezzo della benzina. Se però si considerano i listini al netto delle tasse, l’Italia scende al 17° posto in Europa per il prezzo della benzina, e addirittura crolla al 22° posto per il diesel.

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Auto elettrica: quei 38 miliardi da recuperare

Qualora, in ipotesi assurda, 300.000 auto elettriche circolanti oggi in Italia divenissero 40.000.000, sostituendo le auto termiche, l’elettricità verrebbe tassata molto di più con ogni probabilità. Lo Stato non è in grado di far fronte a un ammanco mostruoso di 38 miliardi di euro. In più, le Regioni – è presumibile – farebbero pagare il bollo auto alle elettriche. Mentre i Comuni si regolerebbero diversamente per ZTL, stalli blu e gialli. D’un tratto, quella che oggi è una scelta per certi versi conveniente (comunque la full electric costa un occhio della testa), domani si rivelerà una mossa meno azzeccata del previsto.

E i biocarburanti?

Invariata l’accisa per il solo biocarburante in purezza, riconoscendo quindi un credito al ridotto contenuto di CO2. È auspicabile – dice l’Unem (Unione energie per la mobilità) – che si sviluppino ulteriori passi verso il riconoscimento del credito carbonico dei biocarburanti. Questi attualmente sono appesantiti da un’accisa per kg CO2 emessa pari a cinque volte quella dei fossili e 12-15 volte quella di elettrico e gas. Altre due richieste: individuare strumenti per la riconversione del sistema di raffinazione; mettere in moto adeguate economie di scala in grado di sviluppare filiere nazionali competitive per dare supporto al processo di decarbonizzazione dei trasporti.

Gli aumenti straordinari dell’accisa

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Scandagliando il passato, è difficilissimo individuare tutti gli aumenti straordinari dell’accisa. Comunque, eccone alcuni.

14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez nel 1956.
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione post disastro del Vajont nel 1963.
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione post alluvione di Firenze nel 1966.
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione post terremoto del Belice nel 1968.
99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione post terremoto del Friuli nel 1976.
75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione post terremoto dell’Irpinia nel 1980. Attenzione: per il terremoto dell’Irpinia del 1980 sono stati stanziati 50.000 miliardi di lire. Il costo finale per la ricostruzione è stato molto superiore a quanto previsto, con alcune province che hanno avuto rialzi fino a 12 volte sulle stime. 
205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra del Libano nel 1982.
22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra in Bosnia nel 1995.
0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri nel 2004.
0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005.
0,0051 euro post terremoto dell’Aquila nel 2009.
da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011.
0,04 euro post crisi libica del 2011.
0,0089 euro post alluvione Liguria e la Toscana nel 2011.
0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto Salva Italia nel 2011.
0,024 euro post terremoti dell’Emilia nel 2012.
0,005 euro per il finanziamento del Bonus gestori e per la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo.
0,0024 euro per il finanziamento di alcune spese del decreto Fare Nuova Sabatini (dal 1º marzo al 31 dicembre 2014).

Poi c’è stato qualche blocco delle accise quando il petrolio volava, col successivo ripristino delle stesse. 

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