Tutti vogliono le auto ibride plug-in a benzina in Italia a giugno 2025, elettriche a picco

Boom delle macchine PHEV ibride ricaricabili a benzina in Italia a giugno 2025, mentre le BEV elettriche crollano.
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Connazionali innamorati dell’auto termica, comoda e pratica: boom delle macchine PHEV ibride ricaricabili a benzina in Italia a giugno 2025, con motore a combustione più batteria ricaricabile. Declino inarrestabile delle elettriche, pur se va detto che a giugno 2024 ci furono i bonus statali. All’epoca qualcuno parlò di exploit delle BEV, ma tutto era dopato dagli incentivi. D’altra parte, da noi, con così poche colonnine, l’elettrica continua a dare ansia da autonomia. Solo col mercato drogato di Germania e Francia, le vetture a corrente non precipitano in UE, sebbene adesso Parigi debba ricorrere ad artifizi di varia natura. 

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PHEV a benzina e BEV, che differenza abissale

Le ibride plug-in (PHEV), unica alimentazione in crescita con un robusto +70%, confermano il trend positivo. Anche grazie alla normativa sui fringe benefit. Salendo al 7,2% rispetto al 6,4% di maggio di quest’anno e in forte crescita rispetto al 3,5% di giugno 2024. 

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Le BEV salgono solo al 6% rispetto al 5,1% di maggio. In termini assoluti, i volumi segnano un -40,7% rispetto a giugno 2024, quando il “click day” dell’avvio degli incentivi portò la quota a un eccezionale 8,3%. 

Paralisi BEV per l’attesa dei bonus

Ricordate cosa dicevamo noi sulla paralisi BEV per l’annuncio dei bonus? Come volevasi dimostrare. “L’attesa per i nuovi incentivi legati all’ISEE, meritoriamente predisposti dal governo con l’obiettivo di favorire un accesso più equo alla mobilità elettrica”, dice il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, “sta iniziando ad avere un impatto sulla raccolta ordini, con il rischio di una temporanea frenata del mercato che potrebbe rallentare ulteriormente il processo di elettrificazione rispetto agli altri grandi Paesi europei”. L’auspicio: un’accelerazione dell’iter attuativo. Rendere noti in tempi rapidi tutti gli aspetti della misura, chiarendo la platea dei beneficiari e garantendo tempestività nell’accesso alle risorse. Problema a nostro avviso: la burocrazia italiana da sempre mal si concilia con l’esigenza di enorme velocità di cui le BEV necessitano.

Vecchi incentivi BEV assurdi 

Il 3 giugno 2024, per poche ore, immatricolazioni BEV alle stelle per incentivi pubblici che arrivavano fino a 13.750 euro: soldi bruciati in maniera da lasciare a bocca asciutta tutti i consumatori recatisi nelle concessionarie. S’è passati da quella situazione allo stallo da attesa. Davvero si pensa di favorire l’elettrico così?

I numeri totali

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A giugno in generale le immatricolazioni di auto in Italia hanno registrato una brusca frenata: con 132.191 unità, la flessione si attesta a -17,4% rispetto alle 160.120 unità dello stesso mese del 2024, che aveva tuttavia beneficiato dell’avvio degli incentivi. Il consuntivo del primo semestre? Siamo a -3,6% con 854.690 immatricolazioni rispetto a gennaio-giugno 2024 e una distanza di gran lunga più profonda rispetto ai livelli pre-pandemia: un calo del 21,1% del mercato sul 2019.

Auto ibride plug-in a benzina in Italia a giugno 2025: la Cina morde

Pechino lo sa bene, e allora invade l’Italia con le sue auto ibride plug-in a benzina: le PHEV non pagano l’extra dazio UE sulle BEV Made in China, per cui il margine di profitto resta intatto. E comunque, qualora Bruxelles dovesse mai decidere per una tariffa anche sulle ricaricabili a combustione, allora il Celeste Impero prenderebbe contromisure. Numero uno: fabbriche in Europa. Numero due: qualche altra tecnologia che preveda la benzina, come le REEV, altre ibride con propulsore classico anti ansia da autonomia.

Infatti, BYD conferma la prima posizione nel segmento PHEV con una quota del 15,1% a giugno e del 15,3% nel cumulato annuo, grazie al successo del SUV Seal U DM-i. Macchina pratica, con la benzina che non ti lascia mai.

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Colonnine flop in Italia: BEV giù

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Il target complessivo dei punti di ricarica pubblici finanziati dal PNRR è passato da 21.355 a 12.000, con il conseguente residuo di 597,3 milioni di fondi pubblici. A questo si aggiunge la recente constatazione che il primo bando per le colonnine nei centri urbani, che prevedeva oltre 4.700 stazioni di ricarica, ne ha in effetti finanziate solo 1.400. Per Roberto Pietrantonio, presidente Unrae, “il sistema non sta funzionando come dovrebbe. Senza una rete capillare e realmente operativa, il percorso di elettrificazione resterà incompleto e l’Italia rischia di rimanere fanalino di coda in Europa”.

Piano di Azione Nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria: e l’auto?

Dalle prime indicazioni, non sembrano previsti nuovi interventi a sostegno della transizione green nel comparto auto. Pertanto, zero soldi per le colonnine, e chissà forse in futuro qualcosa sulle elettriche.

Anomalia km zero?

Federauto ci tiene a sottolineare un punto chiave: negli ultimi tre giorni di giugno 2025, è stato prodotto il 43% delle immatricolazioni totali, “e non certo per una corsa agli acquisti”.  Il riferimento, presumiamo, è alle km zero per raggiungere certi target, così da stare alla larga dalle sanzioni UE. Il nostro pensiero è che il guaio degli stock invenduti nelle concessionarie si stia ingrandendo. Il tutto mentre c’è la forte flessione delle immatricolazioni da parte dei privati, il mercato di riferimento delle concessionarie: famiglie legittimamente spaventate dall’inflazione.

Media e PHEV: è il futuro, mentre la citycar scompare

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Le vendite di citycar in Europa hanno subìto un drastico calo del 24% quest’anno, un dato che solleva interrogativi significativi sul futuro di questo segmento automobilistico. L’adeguamento dei motori alle sempre più stringenti normative sulle emissioni e l’implementazione di sistemi ADAS diventano proibitivi per veicoli con margini di profitto ridotti come le piccole. I costi di ricerca e sviluppo necessari per aggiornare questi modelli superano spesso i potenziali ricavi derivanti dalle vendite. Margini di profitto molto ristretti. Si vira su segmenti più redditizi (B, C, SUV compatti) PHEV. L’introduzione di cicli di test più realistici (come il WLTP – Worldwide Harmonised Light Vehicle Test Procedure) ha reso più difficile per i produttori ottimizzare le emissioni. Le Case automobilistiche devono rispettare un target medio di emissioni di CO2 per l’intera flotta di veicoli venduti: se no, mega multa totale di 16 miliardi.

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