La Dino 206 GT compie cinquant’anni

Natale LiVecchi Autore Auto

Il 1967 ha segnato un vero e proprio anno di mezzo per la Ferrari, visto che fino a quel momento nessuna vettura del Cavallino aveva ricevuto in dote un motore in posizione posteriore centrale e nemmeno con meno di 12 cilindri. A lasciare questo segno fu la Dino 206 GT, la prima ed unica vettura venduta senza il marchio del Cavallino, mostrata al pubblico nel 1967.

Ferrari ha scelto di celebrare quest’anno il 50esimo anniversario evitando la possibilità che la ricorrenza dello scorso anno venisse messa in ombra dal 70esimo anniversario della Ferrari. Le celebrazioni hanno visto a Maranello 300 proprietari di Dino.

La genesi del posizionamento del motore posteriore centrale non fu particolarmente semplice visto che il buon Enzo Ferrari stentava a credere nelle potenzialità di questa soluzione, anche se in Formula 1 i risultati facevano propendere verso questa nuova soluzione mentre su strada ci aveva già pensato Lamborghini con la rivoluzionaria Miura a posizionare il propulsore lì dove mai nessuno aveva osato. La strada si aprì nel ’64 con un nuovo regolamento tecnico per la Formula 2 che avrebbe previsto, a partire dal 1967, propulsori realizzati in 500 unità installati su vetture stradali.

Nasce così la Dino 206 GT, in accordo con Fiat che utilizzerà motore identico per la sua omonima Dino, disegnata per conto di Pininfarina da Aldo Brovarone dotata di un V6 da 2.0 litri e 180 cavalli. Proprio la denominazione Dino richiama ad Alfredo Ferrari, figlio di Enzo, scomparso prematuramente che aveva dato vita insieme a Vittorio Jano alle nuove motorizzazioni V6 e V8. La denominazione 206 deriva invece dalla cilindrata, 2.0 litri, e dai 6 cilindri del motore adottato. La Dino, seppur più abbordabile nei prezzi di acquisto, prevedeva una carrozzeria in alluminio e sospensioni indipendenti il tutto all’interno di una lunghezza di soli 418 centimetri.

Seguici con Google News, se vuoi essere sempre aggiornato sulle notizie Automotive Clicca Qui!

  Argomento: