Alfa Romeo 155 GTA stradale, storia di un prototipo dimenticato

La 155 GTA, che poteva essere un nuovo capitolo glorioso per il Biscione, rimase un sogno interrotto, con un solo esemplare realizzato.
Alfa Romeo 155 GTA Alfa Romeo 155 GTA

Fino a pochi anni fa, l’Alfa Romeo 155 si ricorda (per i molti che l’avevano presente) soprattutto come quella della leggendaria vettura da competizione che nel 1992 dominò il Campionato Italiano Superturismo, conquistando ben 17 delle 20 gare disputate. A guidarla, piloti del calibro di Nicola Larini, Gabriele Tarquini, Alessandro Nannini e Antonio Tamburini, che si piazzarono ai primi quattro posti della classifica generale.

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Nel 2018, però, riemerse inaspettatamente un esemplare unico: la versione stradale della 155 GTA, coperta dalla polvere e incompleta, ma ancora carica di storia. Si trattava del prototipo marciante, sviluppato come derivazione diretta della 155 Turbo Q4, la stessa base tecnica della mitica Lancia Delta HF Integrale, sei volte campione del mondo rally.

Alfa Romeo 155 GTA
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Pensata come l’evoluzione più estrema della berlina milanese, la 155 GTA stradale poteva diventare un’icona tra le sportive degli anni ’90. Dotata di un motore 2.0 turbo a quattro cilindri, sospensioni attive e carrozzeria in fibra di carbonio, prometteva prestazioni da urlo e un’esperienza di guida all’avanguardia.

I vertici Fiat, proprietari di Alfa Romeo dal 1986, però non approvarono il progetto. La motivazione sarebbe stata la presenza di costi troppo elevati e dubbi sul ritorno commerciale. All’epoca, la stessa Turbo Q4 faticava a trovare acquirenti, e un modello ancora più sofisticato avrebbe probabilmente avuto un destino commerciale incerto. Così, la 155 GTA, che poteva essere un nuovo capitolo glorioso per il Biscione, rimase un sogno interrotto, con un solo esemplare realizzato.

Alfa Romeo 155 GTA

Utilizzata come auto medica a Monza, la 155 GTA stradale sparì poi dalla scena, passando di mano tra collezionisti, nascosta nell’ombra e nella polvere. Ma, come nelle migliori storie di motori, il mito non muore mai. Dopo un meticoloso restauro, l’auto è tornata in pista, con tanto di grande alettone posteriore, simbolo della sua anima corsaiola. Dove si trovi oggi, però, resta un mistero.

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