Siamo nei primi anni Ottanta e Alfa Romeo attraversa un periodo difficile. La crisi economica si riflette nei suoi modelli, e la Alfa 90, lanciata nell’ottobre del 1984 per debuttare sulle strade italiane nell’anno successivo per sostituire l’iconica Alfetta, ne è una chiara testimonianza.
Seguendo la tradizione del marchio, la nuova berlina adotta il cambio manuale a cinque rapporti, mentre il design porta la firma di Bertone. Il pubblico, tuttavia, non è convinto e molti vedono nella 90 una semplice rielaborazione estetica della vecchia Alfetta. Eppure Bertone ha modificato circa il 70% della carrozzeria, garantendo un aspetto più moderno.

Alla fine degli anni Settanta, Alfa Romeo aveva in cantiere due nuovi modelli a trazione posteriore, noti come progetto 154 e 156. L’idea era di creare le eredi della Giulietta e dell’Alfetta, ma le difficoltà finanziarie costrinsero il marchio a rivedere i piani. Nel 1982, per contenere i costi e accorciare i tempi di sviluppo, nacquero i progetti 162A e 162B, ovvero le future Alfa 90 e 75. Era necessario massimizzare il riutilizzo della tecnologia esistente, ereditando il più possibile dai modelli già in commercio. La 90, in particolare, riprese integralmente motori, meccanica e gran parte del telaio dell’Alfetta, compresi alcuni pannelli esterni e persino le cornici delle portiere. Anche le dimensioni restarono pressoché invariate, con una lunghezza di 4,39 metri e un passo di 2,51 metri.
Bertone si trovò di fronte a una sfida non da poco: rinfrescare il look della vettura senza stravolgerne la struttura. Il risultato fu una berlina dalle linee geometriche, piuttosto sobria e forse anonima, ma con un certo fascino elegante. Alfa Romeo cercò di valorizzare il progetto nella sua brochure ufficiale, dichiarando con enfasi: “L’armoniosa combinazione di prestazioni straordinarie, sicurezza avanzata, comfort eccezionale ed eleganza discreta definisce il design equilibrato della nuova Alfa 90.”

Le motorizzazioni variavano in base al mercato. In Italia, a causa delle normative fiscali, le opzioni principali erano il 1.8 da 120 CV e il 2.0 da 128 CV. Nonostante il legame con l’Alfetta, però, la Alfa 90 vantava soluzioni tecniche innovative per l’epoca. Tra queste, spiccava lo spoiler anteriore a regolazione automatica, che si abbassava all’aumentare della velocità per migliorare la stabilità su strada. Inoltre, la berlina fu una delle prime Alfa Romeo a offrire il sistema ABS come optional.
Tra le curiosità, un vano portaoggetti con una valigetta estraibile e chiudibile a chiave, il sistema elettronico “Alfa Control”, che monitorava in tempo reale ben nove funzioni vitali dell’auto. Sulla versione 2.5 V6 Quadrifoglio Oro, comparivano strumentazione digitale LCD e servosterzo progressivo, che si adattava automaticamente alla velocità.

La Alfa 90 trovò anche impiego tra le forze dell’ordine, diventando un’auto in dotazione a Polizia e Carabinieri, grazie al fatto che Alfa Romeo, all’epoca, era ancora un’azienda statale. Tuttavia, nemmeno questo riuscì a risollevare le vendite deludenti. Dopo meno di tre anni di produzione e appena 56.428 esemplari venduti, nel luglio del 1987 l’Alfa 90 uscì di scena (ben prima degli anni novanta, purtroppo), lasciando il posto alla più moderna Alfa Romeo 164, nata dalla collaborazione con Fiat, Lancia e Saab.