Con l’inflazione al galoppo, subire una mazzata come l’aumento delle tasse sulla benzina nel 2027 sarebbe tremendo; ma tant’è, la Commissione Europea necessita di soldi per il futuro bilancio dal 2028 al 2035, così da coprire una voragine, riporta il Financial Times. C’è da dare indietro i quattrini presi in prestito per la pandemia, e poi sono in arrivo le spese per la difesa, il riarmo, così da essere pronti alla guerra contro la Russia. Occorre coprire un deficit annuale di 30 miliardi di euro a partire dal 2028.
Le nuove direttive che potrebbero portare a un rincaro della benzina sono legate al Green Deal per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050: prevede misure volte a ridurre le emissioni di gas serra, tra cui tasse ambientali sui settori che contribuiscono maggiormente all’inquinamento. Il trasporto su strada è finito sotto la lente d’ingrandimento. Tecnicamente è la carbon tax.
Benzina più cara con tasse europee: cosa accade
Le proposte più discusse riguardano l’estensione del Sistema di Scambio di Quote di Emissione (ETS) al settore dei trasporti su strada e al settore civile, approvato nel 2023 e che dal 2027 potrebbe colpire in modo più pesante di quanto si pensasse anche carburanti per auto private e riscaldamento domestico. Le aziende che producono o importano benzina e diesel dovrebbero acquistare quote di emissione per ogni tonnellata di CO2 emessa dai carburanti venduti: tutto riversato sul prezzo finale al consumo. L’incasso? Circa 705 miliardi dal 2027 al 2035, stimando un prezzo del carbonio a 149 euro per tonnellata, con previsioni di rincaro delle bollette fino al 41%. E quindi attorno a 0,35 euro di tassa sul litro di benzina. Siamo nel pacchetto Fit for 55, al centro del dibattito UE.
Lacrime alla pompa
In questo modo, chi fa il pieno subisce una legnata. Per i milioni di europei che dipendono dall’auto, sono lacrime e dolore. In generale, il costo dei trasporti delle merci salirebbe, a danno di tutti. Le famiglie a basso e medio reddito sarebbero le più colpite, con il rischio di un’ulteriore polarizzazione sociale. Anziché pensare al leasing sociale dell’auto elettrica, sarebbe opportuno non alzare le tasse. Le aziende di trasporto e logistica vedrebbero aumentare drasticamente i loro costi operativi. Anche in questo caso l’onda lunga arriverebbe in faccia all’ultimo vagone del treno: il ceto meno abbiente. L’aumento dei costi di trasporto potrebbe disincentivare i viaggi e ridurre la spesa turistica: altro schiaffo all’Italia.
Francia molto sensibile sul tema: i gilet gialli
Ogni nazione reagisce a proprio modo. Quella più sensibile sul tema, va riconosciuto, è la Francia: nel 2018, il movimento dei gilet gialli spontaneo di protesta nato sui social network contro l’aumento dei prezzi del carburante fece furore.

Se l’auto elettrica sposta gli equilibri
Perché mai l’idea della tassa UE sulla benzina potrebbe non divenire realtà? Calcolo politico. Il Green Deal auto elettrica di sinistra in Germania e Francia ha distrutto il consenso elettorale per quella fazione politica: ora si teme che la destra possa crescere ulteriormente sfruttando la reazione delle persone all’imposta di Bruxelles sui carburanti. A Berlino e dintorni si vive nel terrore: l’indotto automotive ha perso 86.000 posti di lavoro con il full electric, e siamo solo all’inizio.
Le mani dell’UE sulle tasse dei carburanti
Bruxelles ha già fatto pressione con successo sull’Italia: processo di riallineamento delle accise tra diesel e benzina entro il 2030. Attualmente, l’accisa sul diesel è inferiore a quella sulla benzina, una disparità che l’UE considera un sussidio ambientalmente dannoso. L’obiettivo è raggiungere una convergenza delle due accise a un valore di circa 0,6725 €/litro. Ciò comporterà un aumento graduale dell’accisa sul diesel e, potenzialmente, una lieve riduzione su quella della benzina. L’Italia ha già provveduto con la prima spallata.
Cosa dice T&E
Come la lobby green Transport & Environment diceva qualche giorno fa, la nuova carbon tax europea è un’opportunità da 300 miliardi di euro per liberare l’Ue dalla dipendenza dal petrolio. Il reinvestimento in infrastrutture verdi e la redistribuzione mirata delle entrate aiuteranno le famiglie a basso e medio reddito ad adattarsi al prezzamento del carbonio per i consumi energetici dei trasporti e dell’edilizia. L’UE ha istituito il Fondo Sociale per il Clima (FSC) per garantire che i proventi siano ridistribuiti alle famiglie più povere. T&E raccomanda alla Commissione europea di concedere prestiti direttamente agli Stati membri in modo che possano avviare immediatamente l’attuazione di politiche e misure a sostegno dei consumatori e realizzare investimenti per la riduzione delle emissioni di carbonio, prima che l’entrata in vigore dell’ETS2 provochi aumenti dei prezzi dei carburanti.