Catastrofe prezzo benzina in vista per la guerra fra Israele e Iran: petrolio boom

Il petrolio vola dopo gli attacchi di Israele all’Iran: ora si attende l’aumento fortissima della benzina.
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Petrolio stellare dopo gli attacchi di Israele all’Iran: futures sul Brent al top di 78 dollari al barile. Adesso ci si attende il peggio per il prezzo della benzina. Per un meccanismo diabolico: appena l’oro nero s’impenna, la verde e il diesel si adeguano. Se accade il contrario, qualcuno ipotizza una certa lentezza nel calo del prezzo. Il 4,8% della produzione di petrolio del Medio Oriente arriva d’Iran, e solo l’Arabia Saudita è appena superiore. Crescono le paure profonde di una guerra più ampia in una regione che rappresenta un terzo della produzione mondiale di greggio. Le previsioni degli esperti in uno scenario estremo come la chiusura dello Stretto di Hormuz: l’incubo per gli automobilisti. E per i consumatori, perché così decolla anche l’inflazione.

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In poche ore, petrolio a +9%, il livello più alto in quasi cinque mesi alimentati dalle preoccupazioni relative all’interruzione delle forniture di oro nero.

Benzina all’insù: cosa può accadere 

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Il petrolio è l’anima dell’economia mondiale e il suo prezzo è sensibile agli eventi geopolitici. Quando si parla di Israele e Iran, si toccano nervi scoperti in una regione bollente. Gli attacchi e le ritorsioni generano incertezza sui mercati: gli investitori temono interruzioni nella catena di approvvigionamento, e questa preoccupazione si traduce immediatamente in un rialzo dei prezzi del petrolio. Teheran potrebbe fermare lo Stretto di Hormuz, da cui passa un quinto del greggio mondiale e un terzo del Gnl: ha già minacciato di farlo senza dare seguito alle minacce, ma stavolta potrebbe essere diverso.

Il prezzo medio nazionale della benzina self-service oggi è di 1,6974 €/litro, per il gasolio siamo a 1,5956 €/litro. GPL: 0,7213 €/litro. Metano: 1,3913 €/kg. Due terzi circa in tasse fra accise e IVA 22%. Le accise sono sempre fisse, ma l’IVA al 22% vuole dire solo una cosa: più il prezzo base, più l’incasso dello Stato. Pare paradossale, ma l’erario guadagna di più dagli automobilisti al crescere del prezzo base.

C’è poi la speculazione. Gli operatori tendono a comprare futures sul petrolio, scommettendo su ulteriori aumenti, il che spinge al rialzo i prezzi.

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Unione Europea presa drammaticamente in mezzo: auto in balìa degli eventi

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L’UE dipende dagli altri per il gas e per il petrolio. E dalla Cina per l’auto elettrica: batterie. Ogni squilibrio internazionale si ripercuote sui Paesi del Vecchio Continente in maniera drammatica, con ricadute per il settore auto e per chi possiede una vettura.

Costo dell’energia, allarme rosso per gas ed elettricità

Tra l’inizio del 2022 e il mese scorso, 17,8 milioni e 20,8 milioni di barili di greggio, condensati e carburanti hanno attraversato lo stretto ogni giorno (dati di Vortexa). I membri dell’Opec Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq esportano la maggior parte del loro greggio attraverso lo Stretto, principalmente verso l’Asia. Gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita hanno cercato di trovare altre vie per aggirare lo stretto, senza grosso successo. Il Qatar, tra i maggiori esportatori di gas naturale liquefatto (Gnl) al mondo, lo invia quasi tutto attraverso lo Stretto, da cui passa un terzo di questo tipo di gas a livello mondiale.

Problemi per le Case auto

Come in un sistema interconnesso, ci si attende fortissimi rialzi anche di gas ed elettricità. Questo va a danneggiare sia l’automobilista sia le Case auto, già alle prese con costi dell’energia infernali. Da segnalare che l’UE sanziona Putin non comprando oro blu da Mosca: così dal 2022 il gas non ferma più il suo rialzo. Ora piove sul bagnato. Quante volte i CEO dei Gruppi auto hanno detto e ripetuto che uno dei guai è il costo dell’energia?

Lo Stretto di Hormuz fa tremare 

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Un elemento di estrema preoccupazione citato dagli esperti è la possibilità della chiusura dello Stretto di Hormuz: un punto di passaggio chiave per gran parte del petrolio mondiale. È largo 33 km nel suo punto più stretto, e la corsia di navigazione è ampia solo 3 km in entrambe le direzioni. La sua chiusura è facile. Anche solo un’interruzione prolungata del transito avrebbe conseguenze catastrofiche sui prezzi del petrolio. Tutto può peggiorare con l’escalation, Israele ha lanciato un vasto attacco: nella notte 200 caccia dell’Idf hanno scaricato 300 bombe su obiettivi militari e legati al programma nucleare, danneggiando il sito di Natanz e uccidendo almeno sei scienziati. Decapitati i vertici della difesa. Insomma, siamo a un millimetro dall’escalation. Occhio alla Turchia: “Azioni sconsiderate, illegali e aggressive del governo israeliano di Benyamin Netanyahu minacciano di far precipitare la regione e il mondo nel disastro”. Lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Attenzione al coinvolgimento degli alleati dell’Iran nella regione, gli Houthi in Yemen e Hezbollah in Libano.

Jorge Leon, analista di Rystad Energy A/S, ha stimato che se l’Iran interrompesse i flussi di petrolio attraverso la via d’acqua, la reazione del mercato potrebbe essere terribile, facendo aumentare i prezzi di 20 dollari.

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