Comprare un’auto di lusso può portare ad un accertamento fiscale?

patrizia del pidio autore
accertamento fiscale

Anche se ormai avere l’auto di lusso non sempre è un sinonimo di ricchezza bisogna fare lo stesso attenzione agli accertamenti fiscali. Non serve avere un conto in banca stratosferico per concedersi il lusso di un’auto che non ci si può permettere.

Ma basta avere uno stipendio che dia garanzia per la concessione di un finanziamento. Ma nonostante sia facile acquistare un qualsiasi veicolo, anche dei più lussuosi, queste tipologie di auto continuano ad essere considerati dal Fisco come elementi fondamentali per avviare un accertamento fiscale.

Come funziona il redditometro?

Si tratta di uno strumento che ricostruisce i redditi del contribuente calcolando entrate e uscite ma anche considerando le sue “ricchezze”. E tra queste rientrano anche i veicoli. Se non si hanno redditi sufficienti ad acquistare e mantenere una tipologia di auto il Fisco può presupporre che quel patrimonio celi evasione fiscale.

E a quel punto c’è poco da fare. Il contribuente deve essere in grado di dimostrare che il reddito utilizzato per comperare e mantenere l’auto in questione o è stato regolarmente dichiarato o non era vincolato a tale obbligo.

Quando scatta il redditometro sulle auto di lusso?

Grazie alla condivisione delle banche dati tra Pra, Motorizzazione e Anagrafe tributaria, il Fisco sa quando un contribuente acquista una vettura. E sa anche che tipologia di veicolo ha comprato.

Ci sono poi dei programmi che analizzano gli acquisti dei singoli contribuenti mettendoli in relazione con i loro redditi e con i loro possedimenti. Ma se ci sono discrepanze tra quello che si guadagna e si possiede e quello che si è speso, il programma rileva un’anomalia che da il via a delle verifiche.

Ma quando parte l’accertamento fiscale

Quando per due anni di imposta che si succedono c’è uno scostamento del 20% o maggiore tra i redditi dichiarati dal contribuente e le spese che lo stesso sostiene scatta l’accertamento fiscale.

Ma bisogna fare attenzione perché per quel che riguarda la vettura le spese sono calcolate in maniera forfettaria. E proprio per questo è molto facile che si vada al di sopra delle spese previste. Nel calcolo si considerano cilindrata, potenza del motore, anzianità del veicolo e anno in cui è stato acquistato. E poi ci si regola sulla base di apposite tabelle redatte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Per le vetture che hanno più di 250 cavalli (185 kw), i Suv, le auto storiche, d’epoca e i fuoristrada, si finisce in automatico sotto la lente di ingrandimento del redditometro. Perché sono considerate tutte auto di lusso.

Accertamento fiscale, come funziona?

Quando l’Agenzia delle Entrare avvia i controlli, invia al contribuente  una sorta di questionario. Con esso è invitato a presentarsi presso gli uffici dell’AdE per dare una spiegazione delle proprie entrate. Dovrà, quindi spiegare da dove arrivino le disponibilità finanziarie che gli hanno dato la possibilità di acquistare l’auto di lusso.

La spiegazione può essere anche molto semplice: un regalo da parte dei genitori ad esempio.  Ma bisogna anche fornire gli elementi che documentino quanto si afferma. Un bonifico bancario da parte dei genitori potrebbe essere sufficiente, a patto che sia datato all’incirca al periodo in cui l’auto è stata acquistata.

Come si difende il contribuente?

Ovviamente il contribuente deve dimostrare che l’auto di lusso è stata acquistata e mantenuta con redditi del tutto leciti e non prevenienti da evasione fiscale. E può farlo dimostrando di aver dei redditi esenti da tassazione (come quelli che derivino da un risarcimento danni o da una pensione di invalidità per esempio).

Può anche dimostrare di aver avuto fortuna e di aver vinto al gioco, e in questo caso si tratterebbe di un reddito che ha avuto ritenuta alla fonte (in cui rientra anche un’eventuale eredità). Oppure può dimostrare di aver venduto un altro veicolo o un bene immobile. Il tutto ovviamente, deve essere documentato.

In questo modo il contribuente cerca di fornire gli elementi che chiariscano all’Agenzia la provenienze del reddito. E se la spiegazione è soddisfacente si evita l’accertamento fiscale.

Ma se le spiegazioni non sono sufficienti cosa succede? L’Agenzia procede a trasformare il reddito presunto in reddito accertato. In questo modo quel reddito deve essere tassato e proprio per questo viene emesso un avviso di accertamento con il quale si chiede il pagamento non solo della tassazione ma anche delle sanzioni per l’evasione fiscale.

 

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