Contrordine, per l’UE il Green Deal non è più in cima alle priorità. Cosa potrebbe significare, per l’automotive?

Dario Marchetti Autore
L’industria automobilistica si interroga sulla nuova Commissione Europea e sulle sue priorità
Ursula Von der Leyen

Sembra proprio che a fare le spese del piano Draghi debba essere l’ambiente. Se sino alla pubblicazione del suo rapporto sull’automotive la priorità era rappresentata dal Green Deal, ora a essere di moda è il turno di sicurezza e competitività.

Questo è quanto emerge dalla conferenza stampa con cui la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha provveduto alla presentazione della sua nuova squadra. Insomma, il clima meteorologico può tranquillamente lasciare il posto a quello politico, come se sino a pochi giorni fa si fosse semplicemente scherzato.

La domanda che si pone l’industria automobilistica, a questo punto, è la seguente: cosa cambia all’atto pratico? Una domanda cui è ancora presto per rispondere, anche perché all’interno della nuova Commissione Europea ci sono politici attivi sul fronte del riscaldamento globale. Senza contare che a votare per la Von der Leyen erano stati anche i Verdi. Era bastato lanciare loro l’osso del Green Deal per spingerli in tal senso. Ora, però, potrebbero pentirsi di averlo fatto.

La bussola è quella del rapporto Draghi

Quanto sta accadendo sembra andare in una direzione ben precisa, quella rappresentata dal rapporto di Mario Draghi. Al cui interno non si smentiscono gli ambiziosi obiettivi climatici dell’UE, ma si precisa che il piano per conseguirli deve essere coerente. Coerenza che comporta l’armonizzazione delle politiche, per impedire che la decarbonizzazione vada avanti a spese di competitività e crescita.

Auto elettriche Green Deal

È stata proprio la Von der Leyen a spiegare la giravolta effettuata. Lo ha fatto con le seguenti parole: “La nuova Commissione europea e quella precedente sono state istituite in tempi molto diversi. L’ultima volta l’argomento del riscaldamento globale era in cima alle priorità e per questo motivo ho lanciato il Green Deal europeo”.

Quindi, ora resta da capire soltanto se sino a questo momento si sia scherzato. Se così fosse, è lecito attendersi passi indietro sui tanti totem di cui la Commissione ha disseminato il percorso verso la transizione energetica sino ad oggi. A partire magari proprio da quegli obiettivi sulle emissioni di CO2 da parte degli autoveicoli previsti per il 2025. Sui quali l’ACEA, la lobby dei costruttori continentali, ha chiesto un rinvio, per bocca del suo presidente Luca de Meo.

Il Green Deal era uno scherzo: musica e parole di Ursula von der Leyen

Naturalmente, la presidente tedesca ha dovuto cercare di indorare la pillola all’opinione pubblica. Una missione abbastanza complicata da mettere in pratica con le parole. Tanto da farla cadere in aperta contraddizione, quando ha affermato: “Non fraintendetemi, la dominanza di questo argomento sussiste ed è la spina dorsale di tutto ciò che noi stiamo facendo, però questa volta il tema della sicurezza, spinto dalla guerra della Russia in Ucraina, e quello della competitività, hanno avuto un impatto più incisivo sulla progettazione egli orientamenti politici, sulla costituzione della Commissione, sull’organizzazione del collegio”.

In realtà, quanto sta accadendo risponde ad una necessità ben precisa della politica, o meglio di una sua parte facilmente individuabile, quella del PPE. Ovvero uno dei principali indiziati alla cessione di consenso di fronte all’avanzata della destra, in particolare in Germania.

Il blocco cui appartiene anche la Von der Leyen è quello più rappresentato. Oltre alla presidente, infatti, ci sono 14 commissari. Contro cinque rispettivamente assegnati a Liberali e Socialisti, compreso lo slovacco Maros Sefcovic che appartiene al partito Smer, guidato da Robert Fico, che è sospeso da mesi. Tra i vicepresidenti esecutivi spicca la spagnola Teresa Ribera Rodriguez, responsabile di una Transizione giusta, pulita e competitiva, che avrà anche la delega alla Concorrenza. C’è curiosità sul ruolo che potrà svolgere, alla luce delle recenti posizioni espresse sui dazi a danno delle auto elettriche cinesi dal primo ministro iberico, Pedro Sanchez.

I Verdi si preparano alla battaglia

A sancire il distacco dal Green Deal, anche dal punto di vista nominale, c’è la scomparsa del commissariato al Clima e al Green Deal europeo, detenuto da Frans Timmermans. Il suo successore, l’olandese Wopke Hoekstra, guiderà infatti Clima, crescita pulita e obiettivi net-zero, mentre proprio Teresa Ribera Rodriguez guiderà ciò che rimane dell’ambizioso piano precedente.

In pratica si verifica uno spacchettamento che potrebbe sfociare in un divaricarsi delle posizioni. Mentre Hoekstra è esponente dei conservatori liberali del partito Appello Cristiano Democratico (CDA), facente parte a Bruxelles del Partito Popolare Europeo, la Ribera, come del resto Timmermans, appartiene ai socialisti.

Colonnine ricarica auto elettriche

Già il fatto che Hoekstra è stato in passato consulente della Shell fa capire come per il Green Deal si preparino tempi grami. Senza contare l’opacità del suo profilo. Anche il suo nome, infatti, compariva nell’indagine Pandora Papers, quella relativa ai conti offshore di un gran numero di politici e VIP.

Molto diverso l’afflato ambientalista della commissaria iberica, che si è fatta notare in patria per la chiusura di un gran numero di miniere di carbone quando era Ministro della Transizione Ecologica, stanziando peraltro 250 milioni di euro per accompagnare ad un’uscita soft i lavoratori interessati. Mentre a livello internazionale si ricorda il giudizio con cui bollò la lettera pubblicata dall’Opec nel corso della COP28 di Dubai. Oltre che per le critiche rivolte alla Von der Leyen in un’intervista concessa a Politico. Secondo lei, infatti, la volontà di collaborare con l’estrema destra e i ripensamenti sul Green Deal vanno a detrimento degli interessi europei.

Posizioni su cui, la commissaria spagnola potrebbe trovare l’appoggio dei Verdi, alle prese con una realtà che sembra confermare il vecchio detto “passata la festa, gabbato lo santo”. Ora non resta che attendere le prossime mosse della Commissione, per capire quale sarà la direzione effettivamente intrapresa.

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