Caos totale nell’EU dell’auto elettrica mentre le lobby del Green Deal vivono una crisi di panico: è zoppo il pacchetto sulle colonnine di ricarica auto, mancando di cinque aspetti chiave. Se questo è il modo per spingere l’acceleratore sulla diffusione delle stazioni veloci, possiamo anche tirare giù oggi la serranda perché la Cina ci divora.
Pacchetto UE sulle colonnine di ricarica: tante belle parole
Si leggono solo proposte teoriche dello European Grids Package. Sulla carta, sarebbero volte a snellire gli iter autorizzativi per le infrastrutture di ricarica. Ma ecco cosa manca.
- Il quattrino. Non si parla mai di soldi. Zero impegni finanziari concreti. È la base logica quando si parla di BEV: devi avere le credenziali per mostrarti gigantesco come il Dragone. Queste sono chiacchiere che danno l’idea del nanismo automotive europeo nel settore elettriche.
- Una proposta. È un’idea. Poi si vedrà se e cosa tutti gli organi ne penseranno. Infine, gli Stati dovranno recepirla. Siccome siamo innanzi a nazioni in gravissima difficoltà per le spese immense dovute al gas non comprato più dalla Russia (ultra low cost e di elevatissima qualità), non si capisce i soldi da dove possano arrivare.
- Complicato. L’idea è di semplificare. Ma se parti con parole così astratte, le procedure di autorizzazione e connessione alla rete delle stazioni di ricarica resteranno in una nebulosa. Idem i tempi di attivazione delle infrastrutture a beneficio dei cittadini.
- Infrastrutture di ricarica dei privati cittadini. Non c’è neppure un quadro chiaro sui requisiti per le specifiche categorie di edifici.
- Vandali. In Italia e nel resto d’Europa i delinquenti delle colonnine vincono facile. Tagliano i cavi di ricarica di notte e scappano col rame. Sono i criminali dell’oro rosso, che andrebbero perseguiti a beneficio della mobilità elettrica. In tutela di chi ha una BEV e di chi intende comprarla. L’argomento è come se non esistesse. Forse ogni tanto uscire dalla torre d’avorio e fare una passeggiata per le strade di Milano e Roma, così da avere il quadro della situazione drammatica, sarebbe opportuno.

Non è così che si combatte l’ansia da autonomia
Uno degli ostacoli all’adozione delle auto elettriche è la percezione di un’infrastruttura di ricarica inaffidabile, lenta e inaccessibile per costi e tempi. L’ansia da autonomia non è più legata alla capacità delle batterie, ma alla frammentazione delle stazioni di ricarica ad alta potenza, specialmente lungo le arterie extraurbane e in alcune zone meno densamente popolate.
Il Pacchetto UE fallisce nell’affrontare questa percezione. Se un potenziale acquirente di un veicolo elettrico sa che dovrà attendere anni affinché le proposte teoriche si traducano in colonnine, il motore termico resta l’opzione più sicura e razionale. È l’ecosistema che fa trionfare la vettura a benzina, diesel, ibrida. Le utility e gli operatori privati, pur con procedure più snelle, non investiranno il necessario per il potenziamento della rete senza un sostegno finanziario europeo vincolante e strutturato.
A peggiorare il quadro contribuisce la disattenzione verso la sicurezza. Il fenomeno dei vandali che tagliano i cavi per rubare il rame distrugge la fiducia nell’affidabilità del servizio e comporta costi di riparazione che ricadono sugli operatori. Un’infrastruttura che può essere resa inutilizzabile con un semplice atto criminale non è matura: è un incubo elettrico.
