Fiat Grande Panda, la manodopera da Marocco e Nepal fa scoppiare la polemica

Stellantis è alla ricerca di manodopera da Marocco e Nepal per la Fiat Grande Panda, scelta che ha scatenato la polemica.
Fiat Grande Panda elettrica Fiat Grande Panda elettrica

Il mese di settembre si è chiuso con risultati positivi per Stellantis, che in Europa ha registrato un incremento dell’11,5% delle vendite, trainato dal successo dei modelli ibridi e dall’arrivo della Fiat Grande Panda. Dietro i numeri in crescita, però, emergono critiche sul modello produttivo scelto per la nuova city car del marchio italiano.

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Stellantis: si scatenano le polemiche sulla manodopera da Marocco e Nepal per la Fiat Grande Panda

Fiat Grande Panda Serbia

La Grande Panda nasce nello stabilimento serbo di Kragujevac, oggi centro che si occupa dei modelli sulla base Smart Car, piattaforma pensata per ridurre tempi e costi industriali. Qui lavorano fianco a fianco operai serbi, con stipendi medi di circa 600 euro al mese, e oltre duecento tecnici italiani trasferiti temporaneamente da Melfi, Pomigliano e Atessa. Tuttavia, questi non bastano e il gruppo è andato alla ricerca di manodopera a basso costo, scelta che ha scatenato la polemica.

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Secondo quanto riportato da MF–Milano Finanza, il gruppo avrebbe iniziato ad assumere manodopera straniera proveniente da Marocco e Nepal, con retribuzioni intorno ai 300 euro, per coprire i turni aggiuntivi necessari a sostenere la produzione del modello.

Fiat Grande Panda stabilimento Serbia

Nonostante gli sforzi, la fabbrica non ha ancora raggiunto la piena capacità, poiché i due turni principali realizzano circa 400 vetture al giorno, mentre il terzo resta ben al di sotto delle aspettative. L’obiettivo di arrivare a 500 unità giornaliere, inizialmente fissato per la primavera, è stato rinviato.

La vicenda ha riacceso il dibattito sul modello industriale scelto da Stellantis: una rete produttiva globale, efficiente sul piano economico ma fondata su forti disparità salariali. Il successo commerciale della Grande Panda, destinato a consolidare la presenza di Fiat nel segmento B, dipende anche da questi fattori, poiché è proprio grazie al basso costo di manodopera che l’azienda può vendere il modello a prezzo accessibile. Tanti, però, si chiedono se questa pratica non sia troppo scorretta.