Gianni Agnelli secondo John Elkann: una rilettura controversa

M Magarini
Le parole di John Elkann sul nonno Gianni Agnelli aprono il dibattito: il suo è revisionismo storico o pura realtà?
John Elkann

Nel ventennale della scomparsa di Gianni Agnelli, l’intervista del nipote John Elkann ai giornali di famiglia, Repubblica e Stampa, dipinge le virtù dell’Avvocato. Tuttavia, un’altra parte dell’Italia serba dei dubbi a riguardo, ad esempio se l’imprenditore capace di cambiare l’industria della nostra penisola abbia solo dei meriti o se, al contrario, abbia anche qualche colpa nei problemi economici in cui il gruppo si ritrova. Stando alle parole di John Elkann, l’adorato nonno è stato un cavaliere senza macchia, meritevole esclusivamente di elogi.

Le “bizzarre” tesi di Elkann su Agnelli: spunti di riflessione o distorsioni storiche?

Stellantis

Il sistema capitalistico familiare, di cui la Fiat costituisce un esempio, ha generato “realtà made in Italy leader nel mondo”. Non si preoccupa della responsabilità sociale, del destino dei lavoratori o della comunità nazionale. L’unico aspetto che gli preme è il successo personale e della dinastia, perpetuando l’ossessione di Gianni Agnelli per l’io. L’ottimismo di Elkann si basa sulla fiducia nell’individuo e nella libertà, mentre il vero insegnamento dell’antenato sarebbe affrontare le tempeste con coraggio e responsabilità.

Si narra la storia di una scelta coraggiosa, quando la famiglia Agnelli decise di impegnarsi nell’azienda. Ma bisogna anche interrogarsi su quanto coraggio avesse avuto il giovane Umberto, all’epoca appena 11enne. Il presidente di Stellantis traccia un quadro roseo della compagnia. I ricavi sono cresciuti, i modelli e il numero dei dipendenti anche. Sul fronte opposto, lo scenario diventa meno idilliaco quando viene analizzata la situazione del Belpaese. Mirafiori, simbolo dell’auto nei nostri confini, realizza appena un terzo dei veicoli di un ventennio fa. Nel mentre, l’intero sistema nazionale è crollato dal quinto al ventesimo posto tra i costruttori di auto, superato da realtà in apparenza secondarie quali Thailandia e Indonesia.

In definitiva, l’impressione di una vasta schiera dei detrattori è che quello di Elkann sia un tentativo di gettare fumo negli occhi dei lettori. Le parole di Elkann sono di una generale soddisfazione. Si vanta di essere il maggiore azionista del colosso automobilistico, sorto nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, e di esercitare una presidenza esecutiva. Sostiene che l’operazione messa in atto sia il coronamento del sogno del nonno, che, però, osteggiava le integrazioni internazionali, onde evitare di perdere il controllo della Fiat. In breve, la tesi della fazione avversa è di una mossa vanagloriosa, dove vengono volutamente evitati dei passaggi chiave. Il trionfo del capitalismo familiare ha, infatti, il sapore della beffa, nella prospettiva di chi ha perso il lavoro o vive nel precariato.

Sulla gestione della comunicazione da parte del leader di Stellantis, ha attirato delle critiche pure da Carlo Calenda. Il leader di Azione, con un passato tra le fila di Ferrari, diffida delle politiche attuate, immaginando un futuro nebuloso per lo Stivale, con la beffa finale rifilata da Elkann.

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