Il futuro dell’auto elettrica nelle mani di una Commissione Ue a geometria variabile

Ippolito Visconti Autore News Auto
Auto elettrica: gioiello di tecnologia da proteggere in Europa. Ma le condizioni non ci sono.
auto elettrica ue

Uno dei più meravigliosi capolavori di tecnologia partoriti dall’uomo è l’auto elettrica: emissioni zero allo scarico, prestazioni super, silenziosità. Con le batterie sempre più sofisticate, i designer hanno meno vincoli quando la loro matita deve partorire una full electric. Il problema non è la macchina a batteria, è la tecnocrazia dell’Unione europea. La vecchia Commissione Ue ha concepito un pessimo piano per lanciare la vettura green: bando termico brutale nel 2035, e multe di 15-17 miliardi di euro alle Case nel 2025 per la vendita di veicoli troppo inquinanti. Servivano un ecosistema di colonnine tipo Tesla Supercharger, energia a basso costo, incentivi a domanda e offerta, protezione dei livelli occupazionali, scudo anti Cina: a tutto dovevano pensarci Bruxelles e i Paesi membri. Invece, abbiamo lasciato campo libero alla regina incontrastata di batterie e produzione delle vetture a corrente: la nazione del Dragone. Adesso, di male in peggio, perché c’è la nuova Commissione Ue a geometria variabile.

Di che si tratta

La neoeletta Commissione von der Leyen 2 parte con una maggioranza traballante. Sta su con lo scotch. Un assetto descritto da Nicola Procaccini (FdI): “In Europa la maggioranza si forma in ogni singola votazione, persino di ogni emendamento. Le maggioranze si formeranno più a destra che a sinistra” (fonte Staffetta Quotidiana). Pertanto, la nuova Commissione Ue è a geometria variabile. Non si può avere unità d’intenti, una linea certa. Alle guerre di potere per le poltrone, seguiranno le battaglie per ogni micro cavillo, così da far felici le lobby rappresentate. Ci si prepara alla lotta contro la reattività decisionale e operativa di Cina, Usa e Russia.

Siamo nei guai

Se l’auto elettrica in Ue andasse a gonfie vele, una Commissione così ballerina sarebbe un problema. Visto che la transizione verde è utopia, con l’ex Celeste Impero che ci sta ingoiando vivi, l’organo principale europeo instabile è un guaio tremendo. Non c’è certezza né sulle colonnine veloci né sull’indirizzo dell’industria automotive né sugli extra dazi Ue anti elettriche cinesi. Attenzione alle tasse di questo genere: mentre Usa e Canada hanno deciso subito per un muro gigantesco del 100%, noi siamo ancora in trattative in seguito a un mini ostacolo variabile di pochi punti percentuali. I cinesi rallenteranno l’espansione, ma non la fermeranno. Oltretutto, avranno modo di aggirare le nostre barriere in due modi: uno, costruendo da noi (vedi BYD in Ungheria e altre Case in Spagna); due, proponendo le auto termiche ibride plug-in a prezzi stracciati. Hanno margini di profitto tali da resistere al mare in tempesta.

auto elettrica ue

Questione dazi da risolvere

Allora, ci si dovrà decidere. O si mettono dazi tipo Usa definitivi e altissimi sia sulle elettriche sia sulle PHEV, o si sceglie di farsi invadere senza tasse dalla Cina: altrimenti, questa incertezza devasta l’industria dell’auto elettrica e paralizza i consumatori. Che poi le Case e i loro ceo non si siano opposti con fermezza all’ondata green anni addietro, questo è un altro discorso. Può darsi che si attendessero ben altri provvedimenti pro elettrico da parte dell’Ue. Vatti a fidare della tecnocrazia a geometria variabile.

Ue frantumata

All’interno della stessa Ue, infine, ci sono fratture insanabili. “Siamo particolarmente soddisfatti dell’ampia convergenza di posizioni espressa dai Paesi Ue sul nostro non-paper, relativo al settore automotive europeo”, ha commentato il ministro delle Imprese Urso. Con l’Italia, in tutto otto Paesi chiedono di anticipare la revisione del regolamento sulla CO2 al 2025, tenendo in

considerazione le direttive Red, Ets e il regolamento Afir. E chiedono di affrontare il problema delle possibili multe per le Case auto nel 2025. L’istanza al Consiglio competitività giunge dai governi di Austria, Bulgaria, Cechia, Italia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia. Otto nazioni su 27. Mancano Germania (defilata, ormai ha paura anche della propria ombra), Francia e Spagna. Insomma, niente big. Ue spaccata e con Commissione traballante. Così l’Europa deve costruire il futuro dell’elettrico contrapponendosi al Regno di Mezzo. Auguri.

  Argomento: 
X