La vera rivoluzione dell’auto elettrica non si trova negli infotainment giganti, ma nel cuore chimico e nascosto della sua batteria. E il colpo a sorpresa, in barba ai giganti asiatici, arriva dall’Università di Limerick, in Irlanda, dove i ricercatori hanno sviluppato quella che è stata definita la prima batteria a doppio catione a cella intera al mondo.
Questo sistema pionieristico combina la potenza dello ione litio con l’abbondanza e il basso costo dello ione sodio, creando una sinergia in grado di migliorare significativamente sia la capacità che la stabilità dell’accumulatore. La mossa è doppiamente efficace: non solo si offre un sistema che surclassa le tradizionali batterie al solo sodio (o mono-catione), ma lo si fa rendendo l’intera tecnologia più sostenibile ed efficiente.

Il segreto sta nel fatto che, nonostante il sodio rimanga il componente principale, gli ioni di litio e sodio lavorano in tandem durante le fasi di carica e scarica. Questo approccio ingegneristico non solo spinge verso l’alto la densità energetica, un fattore cruciale per estendere l’autonomia dei veicoli elettrici, ma risolve anche l’annoso problema dei materiali costosi e difficili da reperire e gestire, come il cobalto.
Rimuovendo o riducendo la dipendenza dal cobalto, i ricercatori non solo migliorano la sicurezza, ma abbattono anche le problematiche etiche e ambientali legate all’estrazione di questo minerale.
Il sistema duale si è dimostrato in grado di sostenere fino a 1.000 cicli di carica e scarica, un indicatore di longevità essenziale per l’uso in ambito automotive.

Questo lavoro sulla batteria a doppio catione a cella intera, pubblicato sulla rivista specializzata Nano Energy, è una vera e propria frontiera nella ricerca sull’energia sostenibile. In un’epoca in cui tutti i costruttori si contendono le scarse risorse di litio e i governi litigano sui metalli critici, l’invenzione irlandese offre un percorso pragmatico e green verso una batteria meno dispendiosa e più performante. La batteria a doppio catione di Limerick non è solo una notizia per gli scienziati, ma un potenziale spauracchio per le attuali catene di approvvigionamento, minacciando di rendere obsolete le costose chimiche attuali.