La ricarica ultraveloce che sta facendo faville attraverso diverse presentazioni di nuovi modelli a batteria, promette di spazzare via uno dei più grandi ostacoli all’adozione delle auto elettriche, ovvero l’attesa infinita alla colonnina e, contestualmente, il raffronto “classico” con il rifornimento di carburante al distributore.
BYD, colosso cinese che ormai “gioca in Champions” nel settore delle elettriche, ha dimostrato che si possono aggiungere centinaia di chilometri di autonomia in appena cinque minuti di ricarica. In pratica, davvero il tempo di un espresso al distributore. Sembra fantascienza, ma è realtà.

Il trucco sta tutto nella tecnologia. Normalmente i caricabatterie domestici lavorano in corrente alternata, poi convertita a bordo del veicolo in corrente continua. Quelli ultrarapidi, invece, bypassano tutto e pompano direttamente energia in DC nelle celle, operando a voltaggi elevatissimi. Per reggere simili scariche, però, serve una batteria adeguata. Ed è qui che entra in gioco il litio-ferro-fosfato scelto da BYD. Questo materiale resiste meglio al calore e garantisce più cicli di ricarica rispetto alle classiche batterie agli ioni di litio.
Il sistema “Megawatt Flash Charging” di BYD, raffreddato a liquido, può teoricamente toccare i 1.360 kW. Su questi numeri, un confronto può mettere subito le cose in prospettiva: un normale caricatore domestico eroga circa 7-10 kW, con tempi fino a 12 ore per un pieno. I sistemi rapidi vanno dai 50 ai 100 kW (mez’ora abbondante per arrivare all’80%), mentre gli ultraveloci da 350 kW scendono a circa 15 minuti. Con BYD, parliamo di un taglio netto di questi tempi.

C’è però un “ma”. Anzi, anche più di uno. Una rete di colonnine da oltre un megawatt richiede investimenti colossali e un potenziamento serio delle reti elettriche. Poi c’è la sicurezza e la durata delle batterie, messe sotto stress da voltaggi così estremi. Non ultimo, vista proprio la cosiddetta transizione green, dobbiamo parlare dell’ambiente. Se la ricarica ultrarapida pesca energia da centrali a carbone, l’effetto ecologico semplicemente sparisce.
Ma questa potenza e velocità, allora, serve davvero? Chi percorre davvero 400 km senza mai fermarsi e senza avere la possibilità di fermare l’auto presso la propria abitazione o presso una stazione? Nella realtà quotidiana, le auto elettriche passano gran parte del tempo parcheggiate, magari collegate a una presa domestica che in una notte garantisce già l’autonomia necessaria. La ricarica lampo sarebbe quindi più una rassicurazione psicologica. Dobbiamo davvero arrenderci al fatto che il prezzo di un’auto elettrica all’avanguardia è in gran parte dipendente da quanto ci rassicura?