Ira BMW e Toyota contro le flotte elettriche obbligatorie: battaglia UE

Per imprimere un’accelerazione decisiva all’auto elettrica, la Commissione Europea sta preparando una serie di normative che vanno ben oltre gli standard attuali, introducendo requisiti vincolanti.
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Un no grande come una montagna contro l’auto elettrica viene detto dai consumatori e dalla Case in Europa: adesso, c’è anche l’ira BMW e Toyota contro le flotte elettriche obbligatorie, riporta Autonews. Tutto nasce dal fatto che, per imprimere un’accelerazione decisiva all’auto elettrica, la Commissione UE sta preparando una serie di normative che vanno ben oltre gli standard attuali, introducendo requisiti vincolanti per i parchi auto. Siccome il privato rifiuta la BEV, allora si spera di fare pressione sulle aziende. Una medicina amara che qualcuno deve ingurgitare a forza in virtù delle bugie delle lobby green con le loro ideologie assurde. 

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La tagliola elettrica fa paura

Al centro di questo pacchetto normativo si colloca l’ipotesi di imporre quote minime di veicoli a zero emissioni nelle flotte aziendali più grandi, tipicamente quelle che superano i 100 veicoli. Si parla di un possibile obbligo di integrare una percentuale significativa di ZEV, con soglie che potrebbero partire dal 10% per poi aumentare rapidamente. Una tagliola elettrica per i gruppi auto, per le famiglie, per le compagnie di noleggio che comprano le macchine da girare alle aziende, per le stesse partite IVA e società le quali acquistano le vetture. In un modo o nell’altro, quest’auto elettrica deve vincere: c’è l’arbitro che osteggia benzina e diesel.

BMW e Toyota: sì alla libertà

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Il punto centrale delle critiche, in particolare da parte del CEO di BMW, Oliver Zipse, è la richiesta di neutralità tecnologica. Il colosso tedesco critica la strategia del 100% elettrico entro il 2035, definendola un potenziale disastro per l’industria europea. Sostiene che l’UE debba consentire lo sviluppo di altre soluzioni a basse emissioni, come i carburanti alternativi (e-fuel) e l’idrogeno. Toyota, leader nell’ibrido (che è un termico, incluso il PHEV), ha mostrato da sempre scetticismo verso l’accelerazione forzata del full-electric. Già nel 2020 parlava di macchine per pochissimi.L’obiezione più frequente, condivisa dall’industria del noleggio e del leasing (che gestiscono gran parte delle flotte), riguarda la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate a sostenere una conversione così rapida. Senza un potenziamento massiccio della rete di ricarica (specialmente per la ricarica rapida e nei depositi aziendali), le nuove regole obbligatorie rischiano di rallentare il rinnovamento del parco auto.

Valore futuro, incubo

Esiste poi il timore del valore futuro. Vetture che compri a 50 mila euro, dai a noleggio, e rivendi come usato a prezzi stracciati. Per l’obsolescenza tecnologica. Questo renderebbe i canoni di leasing e noleggio più costosi per le aziende, frenando ulteriormente l’adozione spontanea. Ci si ritrova in mano il nulla dopo aver speso l’impossibile.

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Nessuno vuole l’auto elettrica

Stando a Ernst & Young: nel mondo, metà dei consumatori che intendono comprare una macchina nuova o usata nei prossimi 24 mesi si orienta verso l’auto termica. Ossia addirittura il 13% in più rispetto al 2024. Ormai c’è il rifiuto totale e assoluto della BEV imposta, col desiderio di libertà massima: una parola meravigliosa. Eppure, fra lobby green, influencer nei social, politici sinistroidi nei posti chiave, ZTL anti benzina e diesel, crociata anti termico, l’elettrico dovrebbe trionfare. Che figuraccia.