La saga di Italdesign, l’iconico gioiello torinese del design e dell’ingegneria dell’auto fondato da Giorgetto Giugiaro, sembra essere giunta al suo amaro epilogo con la cessione quasi certa alla multinazionale americana a capitale indiano UST Global. Dopo un anno e mezzo di stallo, e la conclusione della fase di due diligence, manca solo l’ultima approvazione del Consiglio di Sorveglianza di Volkswagen (che detiene il marchio attraverso Audi).
Per i 1.300 lavoratori, la situazione è degna di una telenovela. L’operazione, che riguarderebbe la quota di maggioranza lasciando Audi come azionista di minoranza, è data per conclusa al 90 percento dai sindacati Fiom e Fim. Tuttavia, come sottolinea criticamente Gianni Mannori (Fiom Torino), “Il problema rimane lo stesso: non è stato comunicato nessun piano industriale”.

L’unica garanzia ottenuta sembrerebbe essere un “paracadute” di due anni senza licenziamenti o chiusure di stabilimenti, che i sindacati stanno cercando disperatamente di estendere a quattro. I lavoratori vogliono un accordo scritto.
Le perplessità sono enormi e si concentrano sulla natura del nuovo acquirente, ovvero, come anticipato, UST Global, che è specializzata in servizi informatici, non nel settore automotive. Il rischio è quello di disperdere le competenze e l’eccellenza che hanno fatto la storia delle quattro ruote sotto la Mole.
Il dramma è amplificato dal silenzio istituzionale. Mannori accusa senza mezzi termini: “Siamo stati vergognosamente lasciati soli dalla politica nel fronteggiare un colosso come Audi e Volkswagen”. Le opposizioni chiedono l’intervento del Governo per pretendere trasparenza e tutelare il “genio italiano”. C’è anche l’amarezza di chi vede la cessione di Italdesign (con un fatturato di 330 milioni di euro) come un sacrificio necessario a mettere a posto i conti in Germania per Audi.

Anche se la vendita di Italdesign agli americani sembra una certezza, resta ancora un possibile colpo di scena tutto italiano. Su La Stampa si accenna a una cordata italiana, guidata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che coinvolge Adler (gruppo industriale di spicco nella componentistica avanzata), e che starebbe preparando una mossa sorprendente per rilevare la maggioranza.
La cordata italiana, promossa da ex dirigenti di Alfa Romeo, Ferrari e Fiat, mirerebbe a reimpostare la governance in chiave nazionale e, crucialmente, intende attivare il Golden Power, lo strumento governativo per la protezione degli asset strategici. Un mezzo “emergenziale” che quasi mai ha avuto un esito efficace. Più una misura paventata che possibile.
