Una delle terre rare più importanti per l’industria tecnologica globale, l’ossido di ittrio, ha raggiunto un nuovo massimo storico, con un balzo di quasi il 1.500% nell’ultimo anno. Il prezzo è infatti schizzato da meno di 8 dollari al chilo, alla fine dello scorso anno, agli attuali 126 dollari al chilo.
La causa di questa impennata che fa decisamente preoccupare molti grandi nomi, non solo del mondo dell’auto, va oltre la speculazione selvaggia. Si tratta del l’impatto diretto delle restrizioni commerciali imposte dalla Cina e delle costanti tensioni geopolitiche con gli statunitensi.

L’ittrio, impiegato in settori che vanno dai laser alle tecnologie medicali, ma soprattutto nella fabbricazione dei semiconduttori, sta mettendo sotto pressione l’intera supply chain dei chip, già provata da diverse e ripetute crisi europee ed extraeuropee.
La situazione ha iniziato a deteriorarsi ad aprile, quando Pechino ha introdotto controlli stringenti sull’export di diverse terre rare, incluso l’ittrio, lasciando gli States a raschiare il fondo del barile. Contemporaneamente, gli Stati Uniti hanno risposto alzando la posta con dazi che hanno toccato il 145% sulle importazioni cinesi e la minaccia di un blocco sull’esportazione di software strategici verso l’Asia.

Nonostante una tregua annuale abbia temporaneamente frenato l’escalation, le restrizioni essenziali rimangono attive, in particolare il blocco cinese sull’export di ittrio verso gli States. L’effetto è una drastica riduzione dell’offerta globale, aggravata dal fatto che, secondo lo US Geological Survey, oltre il 90% delle importazioni statunitensi di terre rare proviene dalla Cina. Un’indipendenza strategica che gli Americani hanno colpevolmente ignorato per anni.
Per intervenire su questi equilibri con evidenti implicazioni globali, Washington sta valutando di destinare fino a 2 miliardi di dollari del CHIPS Act allo sviluppo della filiera interna. Aziende come MP Materials, che estrae ittrio in California con il supporto del Pentagono, stanno accumulando scorte e pianificando l’espansione della capacità di raffinazione. Anche Australia e Canada si stanno muovendo per potenziare la produzione e studiare metodi alternativi, come l’estrazione dai rifiuti minerari.
Intanto, la normalizzazione del mercato delle terre rare resta un miraggio lontano. I prezzi alle stelle dell’ittrio mantengono delicatissima la catena di approvvigionamento globale.
