Primato storico della Cina che invade l’Europa dell’auto a maggio 2025: quota record del 5,4% in un mercato automobilistico complessivo che ha registrato una crescita dell’1,3%, arrivando a un totale di 1.116.095 veicoli. Le vendite sono salite grazie alla crescita esponenziale dell’85% delle targhe da parte dei costruttori automobilistici del Dragone. Si tratta della seconda volta nella storia che la loro presenza sul mercato europeo supera la soglia del 5%, segnando un momento significativo per l’industria automobilistica globale.
Nel primo trimestre del 2025, le vendite di auto dei marchi cinesi in Europa (UE, EFTA, Regno Unito) sono cresciute di un sorprendente 87%, anche mentre il mercato generale si contraeva dello 0,4%.
Chi voleva tutto questo?
BYD, Geely, SAIC e NIO fanno paura. Marchi come MG (SAIC), con legami storici con l’Europa, beneficiano di una percezione del marchio già esistente. E così, dal Green Deal 2019 auto elettrica, si è giunti a questo. Sarà una coincidenza, e tutto questo di certo sarebbe successo anche senza la sinistra tedesca a spingere per il full electric; sta di fatto che la situazione è anomala, paradossale. Al contrario, l’Europa crolla in Cina, dove i marchi locali sono imbattibili. Con i dazi USA, c’è da chiedersi le Case europee dove possano fare il boom elettrico imposto da Bruxelles.

I dazi anti Cina fanno sorridere
I dazi anti auto elettriche Made in China vendute in UE fanno sorridere Pechino. Primo: l’avanzata è inarrestabile. Secondo: arriveranno le fabbriche in UE, vedi BYD in Ungheria, per aggirare le tariffe. Terzo: i cinesi vendono le macchine a benzina PHEV, termiche ibride plug-in, che fanno furore in Europa.
Parola all’esperto: la denuncia-allarme di Jochen Sengpiehl
Jochen Sengpiehl, ex CMO Global Volkswagen Brand, e CMO Volkswagen Group China. Insomma, è direttore marketing VW in Cina (precedentemente nel mondo).
“La distruzione sistematica dell’industria automobilistica tedesca, resa possibile dall’Europa. L’ultima analisi di Bloomberg sulla mobilità elettrica globale non solo mostra le tendenze tecnologiche, ma espone uno sconvolgimento geopolitico orchestrato che sta colpendo frontalmente l’industria più importante della Germania. La favola della trasformazione del mercato è finita. Quella a cui stiamo assistendo è una guerra industriale asimmetrica, condotta dalla Repubblica popolare cinese, persa da un’Unione europea frammentata e ingenua”.
Numeri chiari
Poi Sengpiehl snocciola dati inquietanti. Dal 2025 in Cina un veicolo nuovo su due è un’auto elettrica incentrata sul software. I BEV sono più economici dei motori a combustione. In Germania, la quota di BEV è di appena il 22%, con costi di produzione strutturalmente più elevati, incoerenza normativa e crescente incertezza dei consumatori. La Cina sovvenziona con miliardi, controlla l’intera catena del valore delle batterie e ora sta facendo leva sui mercati europei di volume con BYD, Geely & Co., con prodotti tecnologicamente maturi e con prezzi aggressivi. Nel frattempo, le Case tedesche devono finanziare due sistemi in parallelo: i motori a combustione per la generazione di cassa e i BEV per l’accettazione politica. Un doppio gioco tossico che consuma capitale, risorse e tempo, dice.
Quale reazione?
Sengpiehl sostiene che Commissione europea, governo tedesco, associazioni automobilistiche non affrontano apertamente la realtà. “Non si tratta di una trasformazione, ma di una presa di potere economica al rallentatore. I cinesi si affidano alla monotecnologia (BEV), costruiscono reti di distribuzione globali e aprono nuovi mercati come la Thailandia o il Brasile più velocemente di quanto la Germania stia aprendo la sua infrastruttura di ricarica. Agiscono in modo coordinato a livello statale, strategico a lungo termine e basato sui dati. E stanno facendo esattamente ciò che l’industria tedesca non può più o non è più autorizzata a fare: concentrarsi radicalmente”.
Cosa servirebbe per Sengpiehl
1) Un meccanismo di emergenza industriale a livello dell’UE che stabilisca la parità delle sovvenzioni, garantisca la sovranità tecnologica e protegga i mercati strategici, se necessario con restrizioni mirate all’accesso al mercato.
2) Un impegno radicale per il futuro dei BEV da parte dei costruttori tedeschi: niente più logiche di transizione, niente equilibri, niente più raddoppi dei costi.