Un paio di giorni fa la Cina ha acceso un nuovo focolaio nella già tesa arena del commercio internazionale. Il Ministero del Commercio cinese ha infatti annunciato con effetto immediato che qualsiasi trasferimento all’estero di otto tecnologie cruciali per la produzione di batterie per veicoli elettrici sarà soggetto a rigide autorizzazioni governative.
Il provvedimento riguarda scambi commerciali, investimenti diretti e cooperazioni nel campo della tecnologia. Nel mirino ci sono tre tecnologie fondamentali legate alle batterie al litio ferro fosfato (LFP) e cinque metodi chiave per l’estrazione e la lavorazione del litio.

Le batterie LFP sono diventate un pilastro dell’industria dei veicoli elettrici, apprezzate per il loro profilo di sicurezza superiore, costi ridotti e lunga durata operativa. Secondo il Wall Street Journal, l’obiettivo del Dragone è chiaro: la Cina, già in posizione dominante, intende rafforzare la propria supremazia industriale nel settore delle tecnologie emergenti.
Come sottolinea Tang Jin, senior analyst della giapponese Mizuho Bank, il Paese sta giocando d’anticipo per mantenere un vantaggio competitivo nei confronti delle economie occidentali. La decisione cinese rappresenta inoltre un’escalation significativa nella guerra commerciale con gli Stati Uniti, che da mesi si alimenta di nuovi dazi e tensioni diplomatiche.
A complicare il quadro c’è la situazione di progetti strategici come il BlueOval Battery Park di Ford in Michigan, un investimento da 3 miliardi di dollari fondato sulla tecnologia LFP fornita da CATL, ora messa in discussione dalle nuove restrizioni.

Già a partire da aprile 2025, l’industria americana era sotto pressione a causa delle limitazioni sull’export cinese di terre rare, fondamentali per i motori elettrici. L’aggiunta di queste restrizioni sulle batterie colpisce nel momento peggiore, aggravando l’effetto dei dazi entrati in vigore a gennaio.
Pechino controlla circa il 65% della capacità globale di raffinazione del litio e domina il 70% del mercato mondiale delle batterie per auto elettrificate. Aziende come BYD e CATL non solo detengono le tecnologie più avanzate per le batterie LFP, ma stanno spingendo l’asticella ancora più in alto. La nuova CATL Shenxing 2.0, ad esempio, offre fino a 520 km di autonomia in 5 minuti di ricarica. Questo vantaggio si riflette anche nella ricerca accademica, con oltre 65% delle pubblicazioni di alto impatto provenienti da istituzioni cinesi, mentre negli States e in Europa il numero di esperti in chimica delle batterie resta marginale.
Con l’accesso alla tecnologia cinese ora fortemente limitato, le aziende occidentali stanno accelerando la ricerca di soluzioni alternative, come le batterie LMFP (litio manganese ferro fosfato) e nuove catene di approvvigionamento indipendenti. Ma i risultati richiederanno tempo e investimenti significativi.
Non dimentichiamo che (ovviamente) anche l’Europa subisce le conseguenze di questo ulteriore step protezionistico cinese. Bruxelles aveva esortato i giganti cinesi delle batterie a investire direttamente nel Vecchio Continente per garantirsi un accesso stabile alla tecnologia. Ora, con la nuova stretta cinese, questa strategia è a rischio.