La cinese BYD apre in Europa mentre tutti chiudono: cosa e quando

BYD produrrà in Europa anche batterie: così farà auto in Ungheria e accumulatori altrove.
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Mentre il Green Deal auto elettrica causa la chiusura delle fabbriche europee in modo temporaneo o definitivo, la cinese BYD aprirà una Gigafactory in UE. Lo ha rivelato Alfredo Altavilla, special advisor Build Your Dreams per l’Europa, intervenuto al convegno “Quale futuro della mobilità” organizzato dal Foglio all’Automobile Club Milano. Così, il gigante asiatico sfornerà auto dal sito ungherese anche per non pagare i dazi sulle elettriche, e metterà sul mercato le proprie batterie per BEV e PHEV, confermandosi un mostro planetario del settore (in tema di accumulatori, solo la cinese CATL le è superiore). A Bruxelles i burocrati non sanno più che buchi tappare nel transatlantico che affonda mentre l’orchestrina suona ballate ultra verdi.

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La cinese BYD in Europa: tre direzioni

Per BYD, l’Europa è un mercato dove esportare, dove produrre auto e dove fare batterie. A beneficio dell’indotto europeo, che vive mesi di angoscia legittima: se le Case crollano, i fornitori non reggono. L’Italia guarda con estremo interesse l’attività di Shenzhen. L’ideale sarebbe formare un triangolo d’oro con l’Ungheria, dove il sito si attiverà a novembre 2025 con le pre-serie. “Per ora siamo totalmente concentrati sull’apertura in Ungheria. Il vero tema, subito dopo, sarà quello di individuare un altro sito in Europa. Non parliamo solo di auto, perché a un certo punto dovremo anche produrre batterie qui: non ha senso assemblare auto in Europa e far arrivare le batterie dalla Cina”, le parole di Altavilla.

Problema costo dell’energia

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BYD cercherà la nazione dove il costo dell’energia sia basso. L’Ungheria – che compra gas russo a prezzo bassissimo e di qualità elevatissima – è l’Eldorado per la Cina. In caso di Gigafactory, iper energivora, il ragionamento è ancor più valido. “Da italiano cerco ovviamente di spingere per il nostro Paese, ma credo sia ancora più urgente valorizzare la componentistica. L’impianto in Ungheria può essere una vetrina importante per i fornitori italiani, anche per avviare rapporti con la Cina”. Il fatto, aggiungiamo noi, è che qui da noi le bollette per aziende e famiglie fanno davvero paura, con la possibilità che il peggio debba arrivare.

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Offensiva di prodotto

Il portafoglio prodotti BYD si allarga costantemente: entro i primi sei mesi del 2026, sette nuovi modelli in Europa, incluso il marchio premium Denza e nuovi veicoli commerciali. “Stiamo crescendo a una velocità mai vista nello sviluppo della rete distributiva europea. Quando la rete di concessionarie diventa capillare, i volumi crescono di conseguenza: la pressione ce la mettiamo da soli”, sostiene Altavilla.

Il fiuto di Buffett

In quanto alla decisione di Warren Buffett di cedere la partecipazione in BYD, si tratta di un affare gigantesco per l’uomo dal fiuto finanziario tipico dei fuoriclasse: “Un investitore che porta a casa 20 volte il capitale investito e non monetizza o è un pazzo o è il proprietario dell’azienda”, dice Altavilla. «Buffett non è il proprietario, ma uno degli investitori più accorti al mondo. Il fatto che abbia monetizzato rientra esattamente nella strategia di Berkshire Hathaway: comprare, guadagnare, vendere. Mi ha divertito leggere interpretazioni catastrofiste. Il price earning dei costruttori occidentali è tra 5 e 7, quello di Byd a fine agosto era 18. Di che stiamo parlando? L’azienda resta solidissima e con altri importanti investitori americani nel capitale. Buffett poteva restare altri 10 anni, forse, ma quando moltiplichi per 20 l’investimento c’è un momento in cui devi monetizzare”.