La cinese BYD vuole creare un centro in Ungheria: Europa invasa con intelligenza

BYD prevede di istituire un centro europeo in Ungheria, ha dichiarato l’amministratore delegato e presidente Wang Chuanfu in una conferenza stampa con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. 
Chuanfu byd e orban ungheria Chuanfu byd e orban ungheria

Da Budapest con furore: il colosso cinese BYD è scatenato e prevede di istituire un centro europeo in Ungheria. Lo ha detto l’amministratore delegato e presidente Wang Chuanfu in una conferenza stampa con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il quale ha tutto da guadagnarci: coi cinesi, più occupazione, indotto e PIL, nel mentre che i magiari comprano gas dalla Russia a prezzo low cost, a differenza del resto dell’UE alle prese con costi dell’energia mostruosi a discapito dell’automotive e di tutte le industrie energivore. Infatti, Wang ha affermato che il nuovo centro europeo creerà 2.000 posti di lavoro e svolgerà tre funzioni: sarà un hub per le vendite e i servizi post-vendita, per i test e per lo sviluppo di versioni localizzate dei modelli dell’azienda.

Advertisement

Il gigante di Shenzhen in Ungheria svilupperà macchine per l’UE, puntando sulle tecnologie per la mobilità intelligente e sull’elettrificazione avanzata, in collaborazione con università, start-up e fornitori locali. Notevole passo avanti per BYD e una pacchia per i magiari.

Wang Chuanfu byd e il primo ministro ungherese Viktor Orbán

BYD in Ungheria senza limiti

Advertisement

Ci si trasferisce quindi da Amsterdam a Budapest: qui il futuro quartier generale BYD. Che ha già attività a Komárom (autobus), Fót (batterie) e Páty (componenti elettronici). Più – a breve – Szeged (vetture).

BYD invade l’UE con intelligenza, sapienza, tenacia. Ha costruito il suo primo stabilimento europeo, una fabbrica che assembla autobus elettrici, nella città di Komarom, nell’Ungheria nord-occidentale, nell’aprile 2016. Un secondo stabilimento ungherese che produrrà veicoli elettrici è in costruzione. L’Ungheria, sotto la guida di Orbán, un governo di destra, è diventata un importante partner commerciale e di investimento per la Cina, a differenza di alcune altre nazioni dell’UE che stanno valutando di ridurre la dipendenza dalla seconda economia mondiale. Ha iniziato ad avvicinare il suo Paese a Pechino dopo la sua ascesa al potere nel 2010. Le cordiali relazioni politiche si sono trasformate in investimenti circa un decennio dopo, quando i produttori di batterie e veicoli elettrici hanno iniziato a trasferire la produzione in Ungheria.

Seal U DM-i, SUV plug-in hybrid

Bruxelles presa in contropiede

BYD – come altri cinesi – scavalca i dazi UE sulle auto elettriche Made in China esportate in Europa: fa auto Made by China in Ungheria. Bruxelles – disorientata dall’invasione cinese post Green Deal – indaga su eventuali sussidi eccessivi di Pechino a favore della fabbrica magiara di Build Your Dreams. Che intanto intercetta la fame di ibrido plug-in, vendendo auto termiche a benzina in Europa non soggette ai dazi. Sono così tante quelle consegnate dai cinesi che gli influencer barano: parlano di boom di elettriche BEV nel mondo, conteggiando in modo fraudolento le PHEV termiche a benzina ibride plug-in e pure le ibride EREV. I furbetti delle statistiche green.

byd ungheria

A tutto ibrido

Advertisement

Il gigante è oggi una multinazionale high-tech: fondata nel 1995 come produttore di batterie ricaricabili, vanta un’attività diversificata che comprende automobili, trasporto ferroviario, nuove energie ed elettronica, con oltre 30 parchi industriali in Cina, Stati Uniti, Canada, Giappone, Thailandia, Brasile, Ungheria, Uzbekistan e India. BYD Auto – nata nel 2003 – è la filiale automobilistica: negli ultimi anni ha registrato progressi tecnologici, tra cui la batteria Blade per controbattere alle strategie di CATL (cinese, leader mondiale accumulatori auto), il super ibrido DM-i, la piattaforma e 3.0. Inizialmente, il colosso immaginava una penetrazione massiccia di elettriche in Europa, che però ama gli ibridi: nessun problema, l’azienda s’è adeguata in fretta.  

Le speranze per l’indotto auto italiano: accoppiata con l’Ungheria

Giustamente, il meglio della componentistica mondiale – che è Made in Italy – spera in un’accoppiata vincente fra indotto nazionale e BYD, con un focus su qualità, innovazione e flessibilità. Un asse fra Italia e Ungheria, o un triangolo magico fra i due Paesi più la Turchia dove Shenzhen potrebbe aprire un’altra fabbrica anti dazi UE e come avamposto nel Vecchio Continente. Di cinesi in Italia non se ne parla proprio perché il nostro governo ha detto sì alle extra tariffe di Bruxelle anti Pechino, senza contare che da noi l’energia ha costi spaventosi che saliranno ancora. Il gigante asiatico ha già tenuto incontri con centinaia di fornitori italiani, con partecipazione sterminata. A testa alta contro la sfortuna: l’indotto auto italiano custodisce un’eccellenza manifatturiera riconosciuta a livello planetario, è il cuore pulsante dell’industria automobilistica nostrana.

Aziende spesso di medie e piccole dimensioni depositarie di un know-how unico che hanno scritto la storia dell’auto, fornendo soluzioni innovative e prodotti di qualità straordinaria. I cinesi (avvalendosi di top manager italiani, come Altavilla) lo sanno bene: trattative in corso con chi è sinonimo di eccellenza, creatività e attenzione al dettaglio. Un patrimonio inestimabile da tradurre in partnership industriali, in commesse. Si può combinare l’eccellenza della componentistica italiana con la capacità produttiva e la competitività ungherese, dietro la spinta del Celeste Impero.

X