Cina sotto osservazione per lo spaventoso boom di vendite di auto: adesso Zeekr (marchio premium di elettriche del Gruppo Geely) è nel mirino perché avrebbe gonfiato le immatricolazioni con un artificio, ma il costruttore nega. Quale sarebbe il trucco, come riportato dalla Reuters? Anzitutto, la Casa opera nel Celeste Impero, nei Paesi Bassi e in Svezia. Ma intende espandersi a livello mondiale in stile BYD. Per esibire la propria forza e ottenere un’immagine vincente, avrebbe pompato le targhe nel Paese del Dragone usando uno schema assicurativo. Avrebbe cioè fatto in modo che le auto fossero assicurate prima di essere vendute (targandole a chilometri zero), permettendo, in base alle pratiche cinesi di registrazione dei veicoli, di registrare le immatricolazioni in anticipo per raggiungere gli obiettivi mensili e trimestrali. Così da avere un ritorno d’immagine a livello planetario: lo status symbol – di costruttore ultra vincente – da esibire sul globo terracqueo.
La fonte primaria è il China Securities Journal che parla di vendita di BEV Zeekr senza una comunicazione del tutto trasparente. Insomma, vendo per nuovo un’auto usata (a prezzo ribassato) senza dire che è di seconda mano.

Ci sarebbe un report anti Zeekr
Il rapporto, originariamente diffuso dalla Reuters e basato sulle indagini della società di analisi automobilistica LMC Automotive (GlobalData), solleva dubbi sulla trasparenza dei dati di vendita nel mercato delle NEV in Cina: auto a nuova energia, ossia BEV elettriche più PHEV ibride ricaricabili. Il meccanismo dello schema fraudolento sarebbe usato anche da Neta: si stipula una polizza assicurativa per i veicoli prima che questi siano effettivamente venduti al cliente finale. In Cina, la registrazione di un’assicurazione è un passaggio fondamentale nel processo di immatricolazione di un veicolo.
A quanto pare, le pratiche contabili dell’industria locale permettevano alle aziende di registrare una vendita non appena un’auto veniva assicurata, anche se non era ancora stata consegnata all’acquirente. Il tutto influirebbe positivamente sulla percezione del mercato, sul valore delle azioni e sulle performance dei dirigenti. Mostrare numeri di vendita robusti aiuta a posizionarsi come un attore di successo e a rassicurare investitori e potenziali clienti. Per le start-up come Zeekr (controllata da Geely) e Neta, un’apparente forte performance di vendita è fondamentale per attirare nuovi investitori andando a caccia di raccolte di capitali.
Affidabilità dei dati?
Questo schema mette in discussione l’affidabilità dei dati di vendita comunicati da alcune case automobilistiche cinesi. Se la pratica fosse diffusa, la reale dimensione e la crescita del mercato delle NEV in Cina potrebbero essere inferiori a quanto comunemente riportato. Il fenomeno evidenzierebbe l’enorme pressione a cui sono sottoposte le aziende del settore nel Regno di Mezzo. I margini di profitto sono ridotti e la concorrenza è spietata, spingendo alcune aziende a ricorrere a metodi non convenzionali per mantenere la propria posizione. Si sta sollevando sempre più un dibattito sulla necessità di una maggiore trasparenza e di regolamenti più stringenti per la comunicazione dei dati di vendita nel settore automobilistico cinese. In alcuni casi, con la pratica, si può permettere di beneficiare di agevolazioni fiscali o di aggirare regolamentazioni di auto usate.
Zeekr: noi puliti, solo da esposizione
Zeekr afferma che le auto usate descritte dai media come a chilometraggio zero erano in realtà auto da esposizione assicurate, ma che non le aveva vendute né immatricolate. L’azienda ha istituito un team per indagare e apportare miglioramenti: si oppone alla vendita di auto usate a chilometraggio zero. Come si evince, capire dove stia il vero al 100% è difficilissimo. Secondo la Casa, tutti i veicoli citati nei rapporti erano unità esposte in showroom che non erano mai state immatricolate, fatturate o vendute a singoli clienti. Morale: sebbene le auto fossero in effetti coperte da assicurazione obbligatoria per la circolazione durante il periodo di esposizione, l’azienda ha dichiarato che non erano mai state immatricolate come auto nuove né avevano ricevuto fatture di vendita al dettaglio. Rimanevano legalmente classificate come veicoli nuovi non immatricolati.
La difesa dell’azienda è semplice: la pratica di vendere i veicoli esposti in showroom a un prezzo scontato, in genere dopo un periodo di inattività di tre-cinque mesi, risulta coerente con le norme del settore. I mezzi vengono venduti con la completa divulgazione della cronologia delle loro esposizioni: gli acquirenti mantengono tutti i diritti di un’auto nuova di primo proprietario, comprese le garanzie e i vantaggi per l’utente. Tutto chiaro e trasparente al 100%.

Auto a chilometri zero: una questione mondiale
Il fenomeno è arci noto anche in Italia e un po’ ovunque sul pianeta. Davvero arduo individuare il confine preciso tra prassi normale e strategia per dopare i dati. In Europa le Case, terrorizzate dalle multe UE di 16 miliardi di euro a chi targa le auto sforando una certa soglia di CO2, spesso ricorrono a questa pratica, immatricolando le elettriche negli ultimi giorni del mese. Di qui una lievitazione assurda delle vendite che invece per 20-25 giorni del mese “dormivano”. Ecco come si arriverebbe al 15% di BEV in UE (percentuale bassissima comunque) e al 5% in Italia (una micro nicchia ridicola).
In Cina, c’è un po’ di caos in merito. Esiste un rapporto pubblicato da Auto Review, l’organo di stampa ufficiale della China Association of Automobile Manufacturers (CAAM), la principale associazione di settore: per il documento, il ministero dell’Industria e dell’Information Technology (MIIT) stava pianificando di vietare la rivendita di auto nuove entro sei mesi dalla loro immatricolazione per combattere le km zero. Ma Auto Review – dice la Reuters – ha rilasciato una smentita, definendo la descrizione dei piani come imprecisa. L’articolo è stato corretto: il ministero in realtà prevede di regolare le auto usate a chilometraggio zero insieme ai dipartimenti competenti e di gestire la questione alla sua fonte.
Un giornale del Partito Comunista ha condannato la pratica il mese scorso. Il Gabinetto cinese ha promesso di controllare la concorrenza irrazionale nel settore. L’episodio dimostra il desiderio del governo centrale di porre fine alle pratiche commerciali delle km zero, ma la correzione della notizia suggerisce anche che le autorità si muovono con cautela, forse per evitare di turbare ulteriormente un mercato già instabile e competitivo. In ogni caso, nessuno parla apertamente di legge calpestata e di truffa: ci si riferisce piuttosto in maniera più sfumata a pratiche irrazionali.