La corsa europea verso la decarbonizzazione dell’automobile sta entrando in una fase che non è critica, ma tragicomica. I dati di mercato degli ultimi due anni, non ancori conclusi per il 2025 ovviamente, mostrano un divario così netto tra gli obiettivi politici e la realtà da non poter evitare di notare il “corto circuito” tra politica ambientale e competitività industriale.
La nuda verità è che nell’Unione europea, considerando i suoi 27 Paesi, le auto elettriche hanno rappresentato meno del 14% delle nuove immatricolazioni su oltre 10 milioni di unità complessive. Un dato che ridimensiona in modo umiliante le aspettative, o le illusioni, costruite attorno al Regolamento UE 2023/851, destinato a vietare le nuove immatricolazioni delle auto termiche dal 2035.

Il problema è strutturale. La domanda di auto elettriche cresce a ritmi inferiori alle previsioni, ostacolata da nodi che l’Ue non riesce a sciogliere: infrastrutture di ricarica carenti, costi elevati e la fatica nella produzione europea di accumulatori. Mentre i produttori extra-Ue, con i cinesi in testa, rafforzano la loro presenza, l’Europa si attacca a un sogno costoso.
Il paradosso diventa lampante osservando il parco circolante europeo, che continua, in barba a tutti gli obiettivi, a crescere e a invecchiare. Dal 2015, ai 224 milioni di auto preesistenti si sono aggiunte oltre 29 milioni di auto con motore a combustione, sempre loro, quelle che dovrebbero sparire, e poco più di 6 milioni di elettriche. Un rapporto di sostituzione che non potrà mai portare alla riduzione delle emissioni complessive e che dimostra l’inefficacia della strategia basata sulla sola sostituzione del parco circolante. L’energia elettrica nei trasporti stradali registra una quota inferiore all’1% a fronte di traguardi climatici fissati per una data relativamente vicina come il 2050.

Secondo la Fondazione Eni Enrico Mattei, che ha elaborato queste informazioni in uno studio in uscita, è urgente un confronto per capire se la strategia basata sulla sostituzione con le auto elettriche sia ancora realistica e quale sia lo spazio per i biocarburanti come affiancamento all’elettrificazione.
Il dibattito sulla revisione del bando 2035, è al momento centrale, con Germania e Italia che chiedono flessibilità normativa per proteggere l’occupazione. L’alternativa, secondo la Fondazione, è chiara: l’Unione è più vicina a una “revisione pragmatica della strategia” o a un ulteriore, masochistico, “avvitamento normativo”.
