Esplode fragorosa la guerra tra la direzione del Gruppo Volkswagen e i rappresentanti dei lavoratori. I massimi esponenti del sindacato dei metalmeccanici, IG Metall, minacciano di proclamare uno sciopero generale già dall’1 dicembre 2024 (quando scadrà il periodo di tregua sindacale). O si raggiunge un accordo o si incrociano le braccia. C’è il terrore: tre fabbriche chiuse e 30.000 licenziamenti, sussurri e grida, gossip da incubo a causa dell’auto elettrica. VW non ce l’ha fatta, “mangiata” dai cinesi. E le termiche VW (anche BMW e Mercedes) in Cina non vanno: i marchi del Dragone sono devastanti.
Parola durissime
Nel mirino Oliver Blume e Thomas Schäfer (rispettivamente ad del Gruppo e responsabile del marchio VW, che è quello coi maggiori stenti). Questi “signori dovrebbero cerchiare un giorno nel loro calendario: l’1 dicembre non inizia solo l’Avvento. Gli scioperi di avvertimento sono possibili a partire dalle 00:01 di quello stesso giorno – attacca Thorsten Gröger, responsabile del distretto della Bassa Sassonia dell’IG Metall -. Siamo solo all’inizio di uno scontro con l’azienda che sarà molto serio: se necessario, decine di migliaia di persone staranno davanti ai cancelli delle fabbriche e nelle strade delle città dove sono presenti stabilimenti Volkswagen”.
Primo giorno di trattative drammatiche
È un alert il primo giorno delle trattative per il rinnovo annuale del contratto: sindacalisti e manager si sono incontrati al castello di Herrenhausen ad Hannover. Davanti ai cancelli 3.000 dipendenti Volkswagen, provenienti da Wolfsburg, Zwickau e da altre città con gli impianti tedeschi più a rischio come Emden e Osnabrück. Non va giù la revoca degli accordi di salvaguardia in vigore da ormai 30 anni. Trattative anticipate di almeno un mese rispetto alla tradizionale data di inizio di fine ottobre. Motivo: clima bollente. Tensioni sociali tarribili.
L’IG Metall si aspetta di ottenere lo stesso aumento salariale del 7% chiesto per il rinnovo di altri contratti nel settore metalmeccanico: no al ridimensionamento del personale o della rete produttiva in Germania: “Non possiamo parlare di chiusure di fabbriche e licenziamenti di massa. Lo scandalo del Dieselgate, le valutazioni errate e le decisioni sbagliate non sono colpa dei dipendenti, questa era ed è responsabilità del top management”.
Insomma, si sa, quando le cose vanno male, i dirigenti sono sulla graticola. E il dipendente pensa: perché io vengo licenziato se chi sta sopra di me e guadagna molto più di me non è capace? Frasi davvero roventi: “L’inverno sta arrivando e, se necessario, riscalderemo davvero il tavolo del confronto”.
Daniela Cavallo scatenata contro i “turbocapitalisti”
Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, gioca questa partita col sangue agli occhi e il coltello fra i denti: signora di enorme personalità e carattere. I vertici sono responsabili di “attaccare le radici dell’azienda, spaventare i lavoratori”, con un approccio “turbocapitalistico” per “arricchire gli azionisti”.
Arne Meiswinkel, direttore delle risorse umane del marchio Volkswagen, ha respinto le richieste sindacali: “La situazione in Germania è grave. Una rigida riduzione dei costi, abbinata a una maggiore efficienza e produttività, è l’unico modo per investire in nuove tecnologie e prodotti e quindi salvaguardare l’occupazione a lungo termine. Ora è arrivato il momento di intraprendere iniziative rivoluzionarie tutti insieme”. Cioè: le cose vanno male. Si deve tagliare.
Governo tedesco impanicato
Nel frattempo, il governo guarda spaventatissimo: in Europa ha spinto per l’auto elettrica, adesso questa mossa è divenuta un boomerang che devasta le aziende tedesche. Berlino in fiamme. Non sa come uscirne: una retromarcia sull’elettrico avrebbe come conseguenza la perdita ulteriore di consenso da parte degli ecotalebani fanboy elettrici teutonici.
I Verdi della compagine di maggioranza sanno del suicidio automotive Ue causato dagli ecologisti tedeschi. Ma non lo ammettono, per non perdere potere e poltrone. Due vie.
Uno. Il vero problema è rappresentato dalle mega multe che i costruttori europei dovranno pagare il prossimo anno: le emissioni medie del venduto saranno superiori a 95 g di CO2/km, e quindi scatteranno sanzioni mostruose. Meno soldi, meno profitti, tagli occupazioni, tensioni sociali, inferno.
Due. I Gruppi auto scelgono di contingentare le vendite delle auto termiche, così la media delle emissioni scende, e le multe non scattano. In tal caso molte fabbriche chiuderanno: tanta offerta di elettriche, ma la domanda è di benzina e diesel. Come sopra e anche di più, meno incassi, più disoccupazione, pandemonio.
Vivi complimenti ai Verdi per il loro Green Deal divenuto Black Horror.