Negli ultimi anni l’industria automobilistica ha dato l’impressione di correre troppo in fretta verso l’elettrico, per poi dover frenare bruscamente. Il ban di auto benzina e diesel del 2035 aveva spinto i costruttori a lanciarsi in una strategia che includeva soltanto l’elettrico, ma le cose non sono andate come previsto. Il mercato ha dimostrato di non essere ancora pronto per questo cambiamento e molti costruttori hanno fatto un passo indietro, cercando di trovare un compromesso.
Porsche ammette il flop delle auto elettriche: cambia di nuovo la strategia

Tra le case automobilistiche che si sono tirate indietro c’è Porsche. Le sue ultime decisioni hanno avuto un impatto enorme, al punto da provocare la peggiore caduta delle azioni dal 2022 sulla Borsa tedesca. Solo pochi anni fa il costruttore immaginava un futuro dominato dall’elettrico, ponendo come obiettivo una gamma totalmente elettrica entro il 2030, salvo rare eccezioni come la 911. In linea con questo piano, era arrivato la Taycan, seguita dalla seconda generazione della Macan lanciata esclusivamente in versione elettrica. Ma proprio il flop commerciale del nuovo SUV ha spinto il marchio a rimettere mano a un’alternativa termica.
Anche i progetti legati alle nuove generazioni di 718 Cayman e Boxster in versione elettrica, così come il futuro SUV K1, sono stati sospesi. Porsche ha in seguito annunciato che torneranno protagonisti i motori a combustione e le versioni ibride plug-in.

La decisione è stata presa in seguito a un buco da 1,8 miliardi di euro nell’utile operativo, il crollo del 9,3% in Borsa in una sola settimana e del 30% da inizio anno. La stessa Porsche ha rivisto al ribasso per la quarta volta nel 2025 le stime di profitto, trascinando con sé anche il Gruppo Volkswagen, che controlla oltre il 75% del marchio.
L’errore, per molti analisti, è stato puntare troppo in alto e troppo in fretta. Ora Porsche si trova costretta a dover affrontare un doppio investimento: da una parte lo sviluppo della gamma elettrica per restare al passo con le normative, dall’altra i motori termici per non perdere i clienti più fedeli. Un’operazione che richiede capitali enormi e che non convince del tutto gli azionisti.
A pesare, oltre ai clienti delle auto di lusso non convinti dall’elettrico, anche il mercato cinese, il suo mercato più importante, dove il marchio è rimasto indietro rispetto ai rivali locali. Inoltre, anche i dazi introdotti da Trump hanno dato un brutto colpo alle finanze. A peggiorare il quadro ci sono le crescenti pressioni sul CEO Oliver Blume, che guida anche il gruppo Volkswagen e che ora si trova sempre più in bilico.