Porsche vira sull’auto a benzina: addio alla seconda fabbrica di batterie per le elettriche

Per il flop dell’auto elettrica nell’Unione Europea, Porsche vira sulle vetture a benzina chiudendo i rapporti con un’altra fabbrica di batterie.
Porsche vira sull’auto a benzina 2 Porsche vira sull’auto a benzina 2

Prosegue la retromarcia delle Case in Europa, in fuga dall’elettrico flop nell’UE per virare sulla macchina a benzina che tutti i consumatori vogliono: Porsche dice addio a Valmet, fabbrica di batterie per le elettriche. È il secondo sito con cui si chiudono i rapporti, come evidenzia Automobilwoche: la filiale Cellforce, che aveva già costruito una fabbrica a Kirchentellinsfurt, vicino a Tubinga, sarà sciolta. Qui si rischia il licenziamento di 200 dei circa 290 dipendenti. Attualmente è in corso un’assemblea dei lavoratori, accompagnata dalle proteste della IG Metall del Baden-Württemberg. Dovrebbe rimanere solo una piccola parte della società, dedicata alla ricerca e sviluppo, per mantenere viva la tecnologia in vista di possibili investitori.

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Porsche vira sull’auto a benzina: addio a Valmet

La produzione allestita da Valmet Automotive a Kirchardt, vicino a Heilbronn, esclusivamente per Porsche, non sarà più utilizzata. Il contratto con il fornitore finlandese è stato risolto. Inizialmente, in questo stabilimento era prevista l’assemblaggio delle batterie per la serie elettrica 718. Tuttavia, il lancio di questo modello è stato ritardato per anni e non avverrà prima del 2027. Entrambi i partner hanno deciso di tirare il freno a mano. 

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Porsche – per le prescrizioni UE 2035 – per forza continuerà a sviluppare BEV e ad avere fornitori di batterie, ma le cose procederanno più lentamente. Intanto, la holding Porsche SE pensa a qualche business legato alla Difesa.

Fallimento totale auto elettrica europea

I dati, i numeri, i fatti sono illuminanti: fallimento totale auto elettrica UE. Come dimostrano il caso Porsche e di innumerevoli Case che effettuano l’inversione a U verso il benzina. La 718, come la 911, non potrà mai essere elettrica: si sta solo aspettando che le normative europee vengano cambiate. Se ne riparla nel 2026, quando il ban termico 2035 verrà discusso. Al massimo, si può dire che i Gruppi auto e i loro CEO hanno tardivamente contestato il Green Deal auto elettrica 2019, inizialmente puntando fortissimo sulle BEV. Visti i risultati, ecco la retromarcia.

Porsche BEV ICE

L’auto elettrica non permette di fare quattrini a prezzi ragionevoli: il mito dei 20 mila euro

D’altra parte, da Zilina, in Slovacchia, dove Kia inizierà a febbraio 2026 l’assemblaggio della EV2 , il veicolo elettrico più economico del marchio, il CEO della filiale europea della Casa sudcoreana ha lasciato intendere che la BEV costerà 30.000 euro. Le elettriche hanno rappresentato quasi il 22% delle vendite di Kia nel 2025 in Europa. Target, 74% entro il 2030. “Attualmente non si possono fare soldi con un veicolo elettrico da 20.000 euro. Anche vendere un piccolo veicolo elettrico a 22.000 euro comporterebbe compromessi sui contenuti”. 

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La macchina elettrica a prezzi ragionevoli non è profittevole per nessuno, pertanto. A meno di tagliare su fabbriche e persone, causando disoccupazione diretta e indiretta sull’indotto. I Gruppi auto si affannano a costruire BEV in UE per evitare 16 miliardi di euro di multe a chi fa mezzi con eccessive emissioni di CO2. E per arrivare al traguardo del 2035. Si arranca dietro gli obblighi UE, senza la libertà di offrire il prodotto che si vuole né la libertà – da parte del consumatore – di comprare quello che vuole. Le parole di Draghi sull’illusione UE di contare che evapora riecheggiano in vari settori, incluso quello automotive.

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