Prezzo benzina stellare se l’Iran chiude lo Stretto di Hormuz dopo l’attacco USA

L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz: nel caso, boom del prezzo del petrolio e quindi della benzina. Il pianeta trattiene il fiato.
L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz: nel caso, boom del prezzo del petrolio e quindi della benzina. L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz: nel caso, boom del prezzo del petrolio e quindi della benzina.

Mondo col fiato sospeso, non solo paura per gli automobilisti e per i consumatori: dopo l’attacco USA, con schieramento accanto a Israele, l’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz. Collo di bottiglia del commercio di idrocarburi: 54 chilometri tra le coste dell’Oman e quelle dello stesso Iran, al centro di tensioni regionali e internazionali. La cosa avrebbe ricadute immediate e gigantesche sul prezzo del petrolio e – di conseguenza – su quello della benzina, con ripercussioni economiche globali molto gravi. Si pensi anzitutto all’inflazione. Le banche centrali potrebbero essere costrette ad aumentare i tassi d’interesse.

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Secondo i media di Teheran, il Parlamento iraniano avrebbe approvato la chiusura dello Stretto di Hormuz. Spetta al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dovrà prendere la decisione finale.

L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz: nel caso, boom del prezzo del petrolio e quindi della benzina. Il pianeta trattiene il fiato.

Prezzo benzina e Stretto di Hormuz, quale connessione 

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Lo Stretto di Hormuz è un passaggio marittimo vitale, attraverso il quale transita il 25% del petrolio mondiale (20 milioni di barili al giorno) e un terzo del gas naturale liquefatto (GNL) globale. È la via principale per le esportazioni di petrolio di Paesi chiave del Golfo Persico: Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Kuwait. Se il rubinetto si stoppa, allora si riduce drasticamente l’offerta globale di petrolio, scatenando il panico sui mercati. Le stime? Petrolio (Brent) a 100-150 dollari al barile (oggi 70 circa). Fino a 400 dollari in uno scenario estremo, a seconda della durata e della gravità della chiusura.

Di quel 25%, il 70% è diretto verso i mercati asiatici, in particolare in Cina. Pechino è destinazione del 90% dell’export petrolifero iraniano, per la quasi totalità in partenza dal porto di Kharg Island, nel nord del Golfo Persico. Il petrolio saudita proveniente dal giacimento di Marjan passa dallo Stretto. Pechino riceve anche gas liquefatto qatarino e ha finanziato la costruzione di svariate infrastrutture portuali.

Russia, India, Giappone, Europa importano oro nero dall’Iran. Bisogna capire se e dove possano trovare altri venditori, e quel punto a quale prezzo possano comprare. Meno una cosa è disponibile, più vale.

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Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti possono gestire solo una piccola frazione del volume totale che transita per Hormuz (2,6 milioni di barili al giorno su 20 milioni).

L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz: nel caso, boom del prezzo del petrolio e quindi della benzina. Il pianeta trattiene il fiato.

Ulteriore escalation militare

Una chiusura dello Stretto di Hormuz sarebbe considerata un atto di aggressione. Possibile la risposta militare internazionale, soprattutto da parte degli Stati Uniti. Obiettivo: ristabilire la libertà di navigazione. E allora, i target non sarebbero più solo i siti atomici. Sarebbe anche un suicidio Iran, poiché le sue stesse esportazioni di petrolio e gas sarebbero bloccate, danneggiando la sua economia e innescando malcontento interno.

Con lo Stretto aperto, i primi rialzi

Con lo Stretto aperto, lo scenario di guerra del Medio Oriente ha alimentato la corsa al rialzo delle quotazioni internazionali, col greggio che a 68,7 €/barile (ma non si tratta dei valori più elevati dell’anno 2025 – 79,64 €/barile a gennaio) ed i raffinati che superano per il gasolio i 600 €/klt. Dall’inizio delle operazioni belliche, il prezzo finale della benzina è aumentato tra +0,036 e +0,040 €/lt (rispettivamente per servito e self), quello del gasolio tra +0,049 e +0,053 €/lt (anche in questo caso, rispettivamente per servito e self), contro variazioni assai più sostenute delle quotazioni dei prodotti raffinati, che sono pari a +0,062 €/lt per la benzina e a ben +0,153 €/lt per il gasolio. Figuriamoci con la chiusura dello Stretto.

E tre

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Già nel 2012 e 2018 l’Iran ha minacciato di chiudere lo Stretto. Per tensioni con gli USA. Non l’ha mai fatto sia per non suicidarsi sia per non inimicarsi Unione europea, Cina e India.

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