Se hai un’auto diesel, nel 2026 piangerai: nuove tasse

La revisione dei livelli di accisa punta a un riallineamento completo per diesel e benzina: batosta per chi ha un’auto a gasolio. 
diesel diesel

Legnata a chi ha un’auto diesel. Dal 1° gennaio 2026, come prevede il disegno legge Bilancio all’esame del Parlamento, scatta il riallineamento delle accise di diesel e benzina. C’è una riduzione dell’accisa sulle benzine nella misura di 4,05 centesimi di euro per litro e un aumento, nella medesima misura, dell’accisa applicata al gasolio. Sono 4,94 centesimi di euro per litro sul prezzo finale IVA inclusa. 

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Un esempio di batosta diesel

Per simulare un esempio di spesa per un pieno di una macchina con capacità 50 litri (misura comune). Prezzo diesel 1,705 €/litro. Sono 85,25 euro. Nel 2026 fanno 87,72 euro. Se fai 30 pieni all’anno, sono 74,1 euro in più nel 2026 rispetto al 2025. Sono soldi in più da sommare all’inflazione reale, nettamente superiore alle statistiche teoriche. Siccome si viaggia parecchio col diesel, si arriva un +200 euro l’anno in un attimo. E anche di più in base alle percorrenze.

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Doppio schiaffo

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Infatti l’accisa è un’imposta sulla quantità ed è già compresa nel prezzo di vendita prima dell’applicazione dell’IVA. La sua misura viene stabilita dallo Stato in termini assoluti. L’IVA si applica sull’intero importo (aliquota del 22% sui carburanti in Italia): un’imposta sul prezzo finale del carburante, il quale include il costo industriale, il margine di guadagno e anche l’ammontare dell’accisa. 

Perché lo Stato incassa un pacco di quattrini

Con un maggiore gettito per l’erario di circa 2 miliardi di euro nel periodo 2026-2030. Perché? Facile: ci spostiamo molto di più con le diesel che con le vetture a benzina. Non è a somma zero il totale. Dopodiché, è l’Unione Europea a imporre l’eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente. E noi a ruota, visto che l’accisa bassa per il diesel sarebbe un aiuto che fa male alla Terra.

Tutto ruota attorno alla composizione del parco circolante italiano e nell’utilizzo effettivo dei veicoli. Storicamente, il diesel è stato il carburante prediletto non solo dai privati per la sua maggiore efficienza sui lunghi percorsi.

Usato diesel: è sempre amore nonostante la crociata

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A settembre 2025 in Italia il mercato dell’auto usata ha segnato un andamento di crescita: con 480.107 trasferimenti di proprietà, il mese segna un solido incremento del 6,8% (il più elevato dell’anno) rispetto ai 449.409 di settembre 2024 (+5,4% sul 2019). Fra le motorizzazioni il diesel perde una storica prima posizione a vantaggio del motore a benzina: 39,4% di quota. Ma il gasolio resta il re assoluto specie al Sud, dove non ci sono molti blocchi delle Regioni né Zone a Traffico Limitato. La partita si gioca in quel contesto: più forte la crociata anti auto a gasolio (come al Nord Italia), meno le macchine diesel usate vendute. E viceversa.

I conti dell’Unem

Il riallineamento renderà il gasolio più costoso della benzina – come lo è già a livello di quotazioni internazionali – in una misura stimata, a parità di prezzo industriale, in 3 centesimi euro/litro. Lo dice l’Unem, l’Unione energie per la mobilità (ex petrolieri). In che modo? La filiera potrebbe intervenire sui margini, più alti sul gasolio, per ridurre l’impatto del rincaro delle accise.