Stellantis, la paura dei sindacati: “Non possiamo perderla”

M Magarini
I sindacati temono che Stellantis possa abbandonare l’Italia: una sua uscita di scena sarebbe un duro colpo per l’economia
Stellantis Melfi

“Non solo realistico, ma indispensabile”. Ferdinando Uliano, futuro segretario dei metalmeccanici della Cisl, non ha dubbi circa l’obiettivo dichiarato da Stellantis di un milione di auto prodotte in Italia entro il 2030. Per raggiungere tale traguardo occorre, però, riempire di modelli gli stabilimenti italiani. A cominciare da Mirafiori, lo stabilimento più impoverito dello Stivale, che necessita di una vettura di largo consumo, da affiancare alla Cinquecento elettrica, i cui risultati sul mercato rimangono contraddittori.

Incentivi, ricerca e nuovi modelli: un piano per “convincere” Stellantis

stellantis logo

Mentre nei confini nazionali continua a pagare la riluttanza dei potenziali acquirenti all’acquisto di veicoli elettrici, altrove il discorso cambia. In particolare, i numeri totalizzati sul suolo francese hanno consentito di essere il marchio numero uno nel comparto delle full electric. Intanto, i modelli Maserati sono sempre meno legati al centro piemontese; un motivo in più per invocare delle azioni concrete, anziché fare tante promesse vuote.

Certi impianti, tipo quelli di Pomigliano d’Arco e Melfi, sono arrivati al limite, mentre altri, quali Sevel in Val di Sangro e Cassino, sono alle prese con sfide diverse.

Uliano punta il dito sui ritardi accumulati dagli incentivi auto 2024, ancora inutilizzabili. A furia di rinvii, il quasi miliardo di euro (950 milioni di euro) promesso dal Governo Meloni appare quasi un miraggio. La situazione venutasi a creare trattiene i potenziali acquirenti dall’inoltrare ordini, in attesa del lauto tesoretto stanziato per il rinnovo del parco circolante, al momento uno dei più vecchi d’Europa. Non vi sono, invece, timori sull’aumento del peso di Peugeot nel gruppo.

Stellantis Atessa

La priorità è, infatti, la saturazione produttiva degli impianti della penisola italica e lo Stato è chiamato a far leva sull’aspetto della riduzione dei costi e delle agevolazioni. Non è tanto una questione di partecipazione azionaria, quanto semmai il ruolo che verrà ricoperto dall’Italia come gamba importante del conglomerato, sia in termini di fabbricazione delle macchine sia della ricerca e sviluppo. I programmi in atto sono sul punto di essere elaborati e saranno presentati a breve, teoricamente entro la fine di marzo.

Anziché creare una partecipazione azionaria mediante Cassa Depositi e Prestiti, Uliano crede sarebbe preferibile concentrarsi su vie alternative, migliori sotto il profilo dell’efficienza.

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